Prima della Scala, Pereira replica alle polemiche: "Attila non offende la religione"/ FOTO

Una risposta al sindaco di Cenate Sotto Giosuè Berbenni che ha scritto alla Sovrintendenza del teatro chiedendo che venisse 'tagliata' perche' ritenuta "molto spinta"

Riccardo Chailly, Alexander Pereira e Davide  Livermore

Riccardo Chailly, Alexander Pereira e Davide Livermore

Milano, 30 novembre 2018  - Una settimana alla Prima del Teatro alla Scala. Ad inaugurare la stagione 2018/2019, il 7 dicembre, sarà 'Attila' di Giuseppe Verdi.  Dirige il Maestro Riccardo Chailly, che prosegue la sua ricognizione del repertorio italiano ripercorrendo gli anni giovanili di Verdi: Attila segue Giovanna d’Arco, che aprì la Stagione 2015/2016, e prelude a Macbeth. L’allestimento è affidato a Davide Livermore, che dopo il debutto scaligero con Tamerlano di Händel ha già collaborato con il M° Chailly nei mesi scorsi per Don Pasquale di Donizetti. Con lui la squadra formata da Giò Forma per le scene, arricchite dai video di d-Wok e illuminate da Antonio Castro, e da Gianluca Falaschi per i costumi. In scena Ildar Abdrazakov, al suo terzo 7 dicembre, veste i panni del protagonista; Saioa Hernández, che invece debutta alla Scala, è Odabella, Fabio Sartori è Foresto e George Petean Ezio. Francesco Pittari e Gianluca Buratto rivestono i ruoli brevi ma non secondari di Uldino e Papa Leone.

Dopo Giovanna d’Arco, Madama Butterfly e Andrea Chénier, Riccardo Chailly apre la Stagione con 'Attila', confermando l’impegno a riscoprire il repertorio italiano nella sua interezza. Nonostante ciò, è già sorta qualche polemica riguardo una "scena blasfema". Questo secondo il sindaco di Cenate Sotto Giosuè Berbenni, che ha scritto alla Sovrintendenza del teatro chiedendo che venisse 'tagliata' perche' ritenuta "molto spinta". "Sono credente - ha spiegato il primo cittadino - e ci tengo che ci sia rispetto". Oggi, le critiche mosse dal primo cittadino bergamasco, hanno una risposta ufficiale. Il sovrintendente del Piermarini, Alexander Pereira ha scritto al sindaco rassicurandolo: "Nessun oltraggio a sentimenti religiosi, ma il contrario". "Il 7 dicembre - si legge - e' un appuntamento culturale di primaria importanza nella vita del nostro Paese, atteso da tutti e seguito da migliaia di persone. Proprio questa attesa suscita a volte la tentazione di giudicare uno spettacolo prima che sia andato in scena, ma a questa tentazione occorre sempre resistere anche per rispetto per le persone che con dedizione e professionalita' stanno facendo un lungo percorso di creazione dell'allestimento". "Quest'anno va in scena Attila di Giuseppe Verdi: un'opera drammatica che interroga noi tutti. Lo spettacolo che proporremo sarà uno spettacolo forte, fedele alle intenzioni del compositore, e spero che il 7 dicembre Lei abbia come tanti italiani l'occasione di seguirlo in televisione. Ma mi sento di rassicurarla fin d'ora - questa la replica di Pereira - che quando la vedra' con i suoi occhi non potra' ravvisare nessun oltraggio ai sentimenti religiosi, perche' l'opera racconta esattamente il contrario".

Una replica è arrivata anche da parte del regista Davide Livermore: "Non faccio pubblicità a persone che cercano solo questo, che cercano polemiche inutili". Anche sui cavalli in scena, Livermore è netto: "Il WWF si è espresso chiaramente. Sono cavalli professionisti abituati da sempre a partecipare a questo tipo di spettacoli. Questo è il luogo dove i cavalli sono più rispettati e hanno le condizioni migliori per stare in un contesto di esibizione. Non sono creature a cui causiamo traumi ma sono cavalli professionisti", ribadisce. I cavalli compaiono in due scene importanti, l'entrata in scena di Attilia e l'incontro tra Attila e il Papa. 

Livermore sottolinea però una modifica importante: doveva esserci un ponte che crollava a significare lo 'sfascio' del Paese, ma la scena, inizialmente prevista così, è stata cambiata dopo che è avvenuta la tragedia del cedimento del Ponte Morandi a Genova. "Quando Attila fa una lezione morale a Ezio dicendogli che non si svende un paese per il tornaconto personale, avremmo voluto creare unno sfascio visivo. Che però non faremo, ci sara' un allontanamento molto progressivo" di un ponte spezzato. "Abbiamo cambiato immediatamente quella scena - spiega Livermore -. La realta' supera quella che sarebbe stata la nostra interpretazione del concetto di sfascio. Lo abbiamo avuto sotto gli occhi e rappresentarlo sarebbe stato una cosa inutile, dolorosa e avrebbe posto l'attenzione di tutti su quel fatto, perdendo il senso del 7 dicembre, che e' la celebrazione della nostra cultura". Il ponte dunque resta in scena ma "non crolla, si separa per non ricordare Genova. Abbiamo grande rispetto per le vittime e per chi soffre" per quella tragedia". "Non mi interessa fare grandi effetti teatrali a discapito della sensibilita' delle persone" conclude.

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