Prima Nino e Renatone poi "Berro" Beretta Ascoltati tutti i capi curva

Nessuna indicazione utile alle indagini dalle testimonianze dei leader del tifo organizzato. Telecamere e celle telefoniche sotto la lente degli investigatori della Squadra mobile

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Prima è toccato a Nino Ciccarelli e Renato Bosetti, sentiti dagli investigatori nelle ore immediatamente successive all’omicidio di Vittorio Boiocchi. Ieri è stata la volta di Andrea Beretta alias "Berro", quarantasettenne pluridaspato tra i più influenti esponenti della Curva Nord di fede nerazzurra, che ha risposto alle domande degli investigatori della Squadra mobile. Stando a quanto risulta al momento, dall’ambiente ultrà non sarebbero arrivati spunti significativi per l’inchiesta coordinata dal pm Paolo Storari; così come non sarebbero arrivate indicazioni utili dalla stretta cerchia familiare del sessantanovenne freddato con due colpi 9x21 sabato in via Fratelli Zanzottera 12, sotto casa sua al quartiere Figino.

I poliziotti della Omicidi, guidati dal dirigente Marco Calì e dal funzionario Domenico Balsamo, hanno già ricostruito la possibile dinamica dell’agguato. Boiocchi, che era solito incontrare gli altri leader del tifo organizzato al Baretto prima delle partite casalinghe dell’Inter (nonostante fosse sorvegliato speciale), è ripartito quella sera dalla zona del Meazza verso le 19.30, in sella a un motorino guidato da un ultrà. I due hanno coperto in poco meno di dieci minuti i circa cinque chilometri che separano l’impianto sportivo dall’abitazione del pregiudicato. Il cenno di saluto e poi il ragazzo è ripartito, senza – avrebbe spiegato – aver nessuno di sospetto nei pressi dello stabile in cui Boiocchi abitava con la moglie Gianna Pisu. A quel punto, uno dei due killer, che probabilmente erano appostati nella vicina via Anghileri, è sbucato dai portici e ha sparato: il primo colpo è andato a segno al fianco sinistro, sorprendendo la vittima davanti al cancelletto d’ingresso dello stabile; il secondo lo ha centrato al collo, facendolo stramazzare a terra in un lago di sangue. Poi l’assassino è tornato di corsa verso il complice, che lo aspettava a bordo di una moto di grossa cilindrata, ripartita a forte velocità in direzione via Molinetto. I cinque i colpi esplosi, tutti calibro 9x21 di fabbricazione probabilmente dell’Est Europa, sono ora al vaglio degli specialisti della Scientifica. Intanto, gli agenti della Mobile stanno analizzando le immagini delle telecamere di videosorveglianza, allargando passo dopo passo la zona da mappare e gli occhi elettronici da scandagliare.

Un altro passaggio obbligato riguarda l’acquisizione dei dati relativi alle celle telefoniche, che verranno passate al setaccio per individuare eventuali utenze "interessanti" che le abbiano agganciate nei minuti del raid o nei giorni precedenti (nell’ipotesi che gli assassini abbiano effettuato alcuni sopralluoghi prima di entrare in azione). Un’indagine che si preannuncia complessa, considerati i molteplici interessi di Boiocchi e le numerose relazioni che aveva riallacciato dopo la scarcerazione del giugno 2018.

Nicola Palma

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