"Nonostante le dichiarazioni dell’azienda che ipotizza, senza accordo, di ricorrere all’apertura della procedura per i licenziamenti collettivi, la nostra risposta rimane sempre la stessa: noi resistiamo". Lo dicono le sigle sindacali che hanno riunito ancora i lavoratori di Verti in un’assemblea nel cortile interno della sede di via Volta. Un’intesa sembra ormai remota anche perché i tempi sono ormai in scadenza: lunedì si chiudono, infatti, i termini di negoziazione sul piano proposto dalla multinazionale con 325 esuberi. "Una soluzione sembra sempre più difficile - ammette Paolo Plona, delegato sindacale -. Ora dipenderà tutto da quanti lavoratori decideranno di restare in azienda e non sottoscrivere la buona uscita proposta o il ricollocamento. Da quello che sappiamo sono numeri esigui quelli che propendono verso questa ipotesi. Quindi, continueremo a lottare". Su mandato delle assemblee, i sindacati al completo hanno respinto ogni opzione messa sul tavolo da Verti. Si dice no ai 325 esuberi, oltre la metà della dotazione organica, e anche al "travaso" di un centinaio di lavoratori in ditte fornitrici con contratti part time a 4 ore, peggiorativi sia per stipendi che per garanzie. Nessun accordo all’orizzonte, dunque, se l’azienda di assicurazioni, che fa parte del gruppo spagnolo Mapfre, non farà un passo indietro "rispetto a un programma di ristrutturazione che intende perseguire per imporre un nuovo modello produttivo fatto di tagli e di risparmi sulla pelle delle famiglie". Da novembre a oggi, i 605 addetti hanno organizzato diverse assemblee davanti ai cancelli di via Volta, due giornate di sciopero e due cortei, uno fino a Villa Casati per incontrare l’amministrazione e uno dalla Regione fino alla stazione centrale.
Laura Lana
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