
Il prefetto di Milano Renato Saccone
Milano, 26 settembnre 2019 - La crescita «quasi impetuosa» di Milano, da «accompagnare» per far sì che a beneficiarne sia soltanto l’economia sana. I rischi di infiltrazione mafiosa nei territori dell’hinterland e l’appello ai futuri candidati per la sottoscrizione ideale di un patto per la legalità «contro criminalità organizzata e condizionamenti verso coloro che amministrano la cosa pubblica». Il prefetto Renato Saccone spiega al Giorno la strategia di corso Monforte per combattere con sempre maggior efficacia i clan e le loro ramificazioni nei settori nevralgici della società. Una battaglia quotidiana, che nel 2019 ha già portato all’emissione di 24 interdittive antimafia nei confronti di altrettante attività imprenditoriali (di cui 4 solo nel Comune di Corsico): un numero di gran lunga superiore a quelli messi insieme nel 2018 e negli anni precedenti, «frutto di un lavoro avviato da tempo, anche per i tempi lunghi delle istruttorie, che fa leva su un forte e proficuo lavoro di squadra con istituzioni, forze dell’ordine e magistratura».
Prefetto Saccone, partiamo dai territori dell’area metropolitana. A fine agosto, sono emersi gli esiti degli approfondimenti svolti dalla commissione d’inchiesta su Corsico, che non ha ravvisato elementi sufficienti per portare allo scioglimento del Comune, già commissariato, per infiltrazioni mafiose. «La legge prevede che lo scioglimento venga disposto in presenza di elementi concreti, univoci e rilevanti di collegamento con la criminalità organizzata. Ciò non vuol dire che non siano emersi fatti da approfondire, che sono già stati segnalati alla Procura Antimafia, alla Corte dei Conti e all’Autorità Anticorruzione. Non bisogna di certo abbassare la guardia, anzi tenerla altissima, soprattutto nei territori in cui è stata accertata la presenza di locali di ’ndrangheta: le inchieste hanno disvelato un sistema estremamente pericoloso, serve grandissima attenzione. La triade di commissari che sta guidando il Comune in questi mesi ha preso decisioni draconiane e che possono risultare impopolari, ad esempio su patrocini e contributi, ma si è scelta la linea dell’assoluto rigore anche per aprire la strada a chi verrà dopo». Cioè a coloro che si candideranno alle prossime elezioni amministrative. «Tutti i candidati stringano un patto contro infiltrazioni e condizionamenti: la buona amministrazione è il primo baluardo contro i clan, dappertutto. Siamo consapevoli della difficoltà di governare in certi contesti, ma d’altro canto diciamo a chi vuole impegnarsi in politica che il sistema istituzionale è la garanzia per il loro lavoro: queste persone dovranno essere in grado di dire dei “no” quando le circostanze lo richiederanno, consapevoli di avere il pieno sostegno di Prefettura, Procura e forze dell’ordine». Indagini e provvedimenti di interdittiva antimafia, 24 nel 2019, hanno fatto emergere che i tentativi di infiltrazione nell’economia legale hanno colpito in questi anni anche Milano. «L’incremento del numero di interdittive è legato a una crescente attenzione complessiva al fenomeno, a una più stretta collaborazione tra gli attori in campo e alla capacità di fare sintesi, sviluppando nel migliore dei modi analisi e notizie a disposizione. Ad aprile abbiamo siglato un’intesa con il Comune per aumentare i controlli: è un piano d’azione che richiede tempi lunghi e parametri da condividere con l’amministrazione di Palazzo Marino, anche tenendo conto di alcuni elementi soggettivi delle persone da monitorare. Una cosa è certa: non siamo certo contenti quando facciamo un’interdittiva antimafia, ma il nostro obiettivo prioritario è quello di tutelare gli imprenditori onesti, che si fanno concorrenza in maniera leale e non ricorrono ad alcun tipo di scorciatoia. L’interdittiva è un provvedimento molto pesante, ne siamo consapevoli, tuttavia le nostre decisioni hanno retto nei tribunali amministrativi alle impugnative delle società colpite». Le recenti inchieste hanno messo in evidenza che a volte le aziende infiltrate riescono ad aggiudicarsi appalti anche in contesti iper controllati. «Molto spesso queste aziende si aggiudicano appalti sotto soglia o approfittano delle maglie di una normativa estremamente complessa. Ma oggi siamo più forti perché è cresciuta la consapevolezza da parte degli imprenditori che per garantire sviluppo non ci sono scorciatoie e che per l’attrattività di capitali esteri su Milano è essenziale operare in un sistema economico sano». A tal proposito, Milano è diventata in questi anni una città-vetrina di richiamo internazionale. C’è il rischio che una metropoli così in crescita diventi una calamita per gli interessi malavitosi? «L’area milanese sta vivendo uno sviluppo quasi impetuoso, e il nostro compito è quello di accompagnare la crescita sana, colpendo duramente chi invece non rispetta le regole».