REDAZIONE MILANO

"Possessione demoniaca come reazione alla violenza"

Le relazioni dei medici sulla vittima di don Galli: Il prete ha tradito il suo ruolo. Per i giudici "prove inequivocabili" ma il ricorso in Cassazione prescrive il caso

"Galli ha tradito gravemente il suo ruolo di sacerdote nonché la fiducia che la vittima riponeva in lui e ha approfittato delle condizioni di particolare fragilità, conseguente alla profonda e intima confessione cui proprio quella sera il ragazzo si era sottoposto". Lo hanno messo nero su bianco i giudici della Corte d’Appello di Milano, nelle motivazioni della sentenza con cui hanno confermato, con una riduzione della pena, la condanna di don Mauro Galli, ex parroco di Rozzano accusato di aver abusato sessualmente, nel dicembre del 2011, di un ragazzino che all’epoca aveva 15 anni. Cinque anni e mezzo la pena inflitta dai giudici, con la concessione delle attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti per aver risarcito la vittima e i suoi genitori con oltre 100mila euro. "Le prove che emergono dagli atti sono inequivocabili – scrivono i giudici – e confermano la sussistenza del reato contestato".

Sul caso, però, potrebbe cadere la scura della prescrizione, anche perché i legali dell’ex parroco avrebbero presentato un ricorso in Cassazione dopo aver chiesto l’assoluzione per insufficienza di prove. Prima davanti agli inquirenti nell’inchiesta e poi nel suo interrogatorio in aula nel primo grado, don Galli aveva sempre ammesso di avere dormito nel letto matrimoniale con il ragazzo, ma aveva negato di averlo "toccato" o "abbracciato". La difesa aveva sostenuto la "inattendibilità" del racconto del ragazzo. Con i cronisti, dopo il processo di primo grado, la madre del giovane si era sfogata definendo "maldestra" la gestione della vicenda da parte dell’arcivescovo di Milano Mario Delpini, che all’epoca era vicario episcopale della zona pastorale numero 6 (sotto cui ricadeva la parrocchia di Rozzano), e che nel 2012 aveva anche avuto un incontro con i familiari dell’adolescente.

In seguito all’episodio don Galli era stato trasferito dall’Arcivescovado di Milano nella parrocchia di San Pietro a Legnano, dove per qualche mese gli era stata affidata la pastorale giovanile. Attualmente don Galli resta sospeso da ogni incarico pastorale, in attesa dell’esito del procedimento. Fra gli atti del processo, le relazioni che testimoniano i pesanti danni psicologici subiti dal ragazzo, più volte ricoverato in psichiatria per crisi. La patologia psichiatrica, scrive il consulente della Procura nella sua relazione, "non presenta disturbi all’ideazione, non vi sono fenomeni allucinatori né alterazioni o fughe di pensiero, né interpretazioni paranoidee".

Non sussiste, quindi, "uno stato psichico che possa invalidare la capacità di riferire i fatti da lui vissuti". E la possessione demoniaca, dichiarata dal ragazzo, per il medico è "l’equivalente somatoforme di una condizione reattiva, ha la connotazione di una condotta istrionica che è correlabile ad un funzionamento post-traumatico. La ruota, ossia la contorsione del busto ad arco, lo strabuzzare degli occhi, il rantolio, il muoversi a quattro zampe è proprio di un soggetto che attraverso il corpo segnala la sofferenza, il senso di colpa, rientrando in quel linguaggio familiare a matrice cattolica che fa parte della sua cultura. L’abuso – si legge nella relazione – è una contaminazione dell’anima e quindi il demonio ha toccato il soggetto abusato".

Andrea Gianni