MARIA RITA
Cronaca

Popoli e Stati come famiglie disfunzionali

Maria Rita

Parsi

Nelle famiglie “disfunzionali” laddove, assai spesso, i figli sfioriscono, vittime di aggressioni fisiche, di violenza assistita, essendo spettatori impotenti, confusi e dilaniati dal “conflitto di lealtà” o dalle liti dei loro genitori, sia in casa e anche qualora i genitori siano separati, sono anzitutto e soprattutto loro nel tempo a farne le spese. E, crescendo, manifestano il loro disagio attraverso malesseri fisici e psicologici: aggressività, depressione, arresti nella crescita psicofisica, difficoltà negli studi, dispersione scolastica, internet- addiction quando non “sindrome-Hikikomori che in giapponese significa letteralmente “stare in disparte”. Ovvero chiudersi in casa nella propria camera e, nel caso dei giovanissimi già isolati dal clima di tensione che è pervasivo contagio nelle famiglie disfunzionali, eliminando o riducendo al minimo indispensabile ogni contatto fisico con l’esterno. Un esercito di invisibili che, di solito, affidano allo schermo di un tablet, di uno smartphone, di un computer, le relazioni con il mondo esterno per allontanarsi, senza allontanarsi da casa, dalle disturbate relazioni che sono agite intorno a loro. Se vogliono evitare tutto questo i genitori, allora, si informino e si formino per essere pronti ad assumersi, con serietà, le competenze e le disponibilità che sono dovute al loro ruolo.

Ed anche i popoli, poi, si formino e si informino in merito ad una geopolitica che è esattamente speculare al comportamento delle famiglie disfunzionali decise a sacrificare i figli per il malessere, gli interessi e le incompetenze dei genitori. Che dire, infatti, del sacrificio dei Curdi che dall’Isis ci hanno salvato affinché un dittatore mediatore dalla faccia di bronzo come Erdogan possa dare il via libera all’annessione della Finlandia e della Svezia alla Nato.

Le dinamiche disfunzionali sono ignobilmente le stesse! E il “sacrificio dei figli” è come quello del Cristo, morto crocifisso, non a caso, tra due ladroni e con soltanto le pie donne ed un adolescente, Giovanni, sotto la croce, ad accompagnare la sua agonia. Poiché, per salvarsi da persecuzione e morte, i discepoli sono fuggiti. E il centurione, militare a servizio dell’Impero romano che, già con il suo rappresentante Ponzio Pilato se ne è decisamente lavato le mani, facendo scegliere alla folla chi salvare tra un libero pensatore e il ladro Barabba, ha poi pensato bene, oltre alle sevizie dei chiodi impartire a Gesù un’ulteriore ferita nel costato e a dargli l’aceto invece che l’acqua per alleviare i suoi ultimi respiri. E, a ben vedere, pensando ai curdi- e non soltanto!- questa altro non sembra essere che la metafora di come i tanti potenti- impotenti che governano il mondo trattano, a tempi alterni e secondo i loro interessi, le sorti dei popoli e delle minoranze. Con il pericolo di maleficare le sorti dell’umanità tutta!