C’è uno Stato schierato a resa nella decisione del Politecnico di Milano di istituire un servizio di “scorta” per proteggere gli studenti che tornano a casa di notte. C’è un potere pubblico disarmato di fronte a quella microcriminalità meneghina che pare non dormire mai. A dirlo, sono i numeri dell’Istituto nazionale di statistica: Milano è la città d’Italia con il maggior numero di reati denunciati. Le rapine sono aumentate del 24 per cento in un solo anno. E gli episodi di minacce, violenze e aggressioni avvenuti negli ultimi mesi nell’area del Politecnico avevano spinto 164 studenti a scrivere al sindaco e al prefetto. La richiesta era una: “Vogliamo poter uscire dall’università senza temere per nostra vita”. A rispondere, coi fatti, sono stati gli organi universitari. Ed ora – con una sperimentazione che durerà un mese – dalle otto di sera a mezzanotte, sette giorni su sette, i vigilanti assunti dall’Ateneo accompagneranno ragazze e ragazzi dal campus della Bovisa fino alla stazione di Villapizzone. Alla pubblica autorità e a tutte le sue declinazioni comunali e prefettizie non resta che ricordare un fatto, incontestabile: senza sicurezza, non v’è libertà, né diritto alcuno.
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