
di Marianna Vazzana
MILANO
Tre pedoni investiti e uccisi da mezzi motorizzati in sette mesi a Milano. Stessa sorte per quattro ciclisti. Con la morte di Karl Nasr, il diciottenne spirato nella notte dopo essere stato schiacciato martedì contro un palo del semaforo da un’Audi RS7 al culmine di una tragica carambola in viale Umbria all’incrocio con via Colletta, si riaccende la rabbia di associazioni, cittadini attivi per la tutela degli utenti deboli della strada e anche di persone comuni, che chiedono accorgimenti e attenzioni. Prima ancora che alle istituzioni, a chi si mette al volante: "Bisogna rendersi conto che è come avere in mano una pistola carica. Vietato distrarsi e vietato non rispettare il codice della Strada", il ritornello che si sente a ogni incidente grave. Il desiderio più grande è non doverlo ripetere mai più. A 800 metri di distanza dal punto dell’ultimo schianto mortale, in viale Umbria all’angolo con via Simone D’Orsenigo, "abbiamo assistito a diversi incidenti. La situazione è migliorata solo dopo che ci siamo attivati con una raccolta di firme, nel 2020 – racconta Tiziana, custode di uno stabile –: a generare gli schianti erano la scarsa visuale e il mancato rispetto della precedenza durante le svolte dei veicoli. Grazie alle nostre proteste sono state tracciate le strisce pedonali, sono comparsi segnali e soprattutto paletti nel punto critico, in modo che nessuna auto blocchi più la visuale. E di incidenti non ne abbiamo più visti". Non è così in viale Abruzzi, all’altezza della rotonda di fronte al Bar Basso, dove poco più di un mese fa, era il 28 giugno, c’è stato l’ennesimo schianto auto-moto.
"Abbiamo avuto tre incidenti in tre giorni", incalzava Fabiola Minoletti, vicepresidente del Coordinamento comitati milanesi e referente del comitato Abruzzi-Piccinni. Incrocio "maledetto" (nel 2016 il record di 18 schianti) a causa di un’infrazione "effettuata ogni ora da più di 10 macchine", assicurano i cittadini: percorrendo viale Abruzzi in direzione piazzale Loreto, per girare a sinistra e imboccare via Plinio, anziché avanzare sul controviale e aspettare il semaforo verde per la svolta, automobilisti indisciplinati rimangono sullla carreggiata centrale e da lì svoltano, tagliando la strada alle moto sulla preferenziale. "Noi residenti segnaliamo dal 2016 la criticità. Al momento, sono solo state tagliate le siepi per migliorare la visuale".
Su Facebook, Simone Lunghi, fondatore dell’associazione “Angeli del Bello“ che tiene puliti i Navigli raccogliendo bici e rifiuti che finiscono sui fondali, da sempre fan e praticante della mobilità dolce, scrive che "con un’Audi RS7 potete viaggiare a 305 chilometri all’ora e raggiungere i 100 chilometri orari in poco più di 3 secondi. Lo slogan pubblicitario di questa auto? ”Il progresso si misura in emozioni“". Ma lui non la vede così: “Il progresso si misura facendo sì che le auto rispettino i limiti, per rispettare le vite dei pedoni” giacché sugli umani, come abbiamo tristemente constatato, è inutile far troppo affidamento". Per l’avvocato Domenico Musicco, presidente dell’Associazione vittime incidenti stradali e sul lavoro, Avisl onlus, "manca una politica di controllo. La legge sull’omicidio stradale interviene solo dopo che c’è stata la tragedia. Ma è una magra consolazione. Non ci si può affidare solo alla correttezza di chi si mette alla guida. Milano è una giungla. L’incidente di martedì presenta sicuramente elementi di fatalità ma ci sono state delle infrazioni evitabili. Si può pensare alla posa di telecamere per scongiurare manovre azzardate".