Roberta Rampini
Cronaca

Pneumologia, ritorno alla normalità

Garbagnate, dimesso l’ultimo paziente. La coordinatrice degli infermieri: "È stata una tempesta devastante"

"È stata una tempesta inaspettata: abbiamo preparato tutto, ma non abbiamo preparato noi stessi". Inizia così il video di ringraziamento realizzato dal reparto di Pneumologia dell’ospedale di Garbagnate e pubblicato sui social nel giorno in cui anche l’ultimo paziente è stato dimesso.

In reparto, ieri mattina, è iniziata la sanificazione degli ambienti, da oggi si torna alla normalità o almeno si prova perché il ricordo di quello che è successo negli ultimi tre mesi è ancora vivo. Nel video ci sono foto di medici e infermieri che dietro a mascherine e occhiali abbozzano sorrisi, biglietti di ringraziamento scritti dai parenti dei malati e coloratissimi disegni realizzati dai bambini.

"Non era quello che si aspettavamo - dice Michela Meligrana, coordinatrice degli infermieri di Pneumologia e Neurologia -, a fine febbraio quando l’emergenza Covid-19 è arrivata anche nel nostro Paese, la direzione ospedaliera ha convocato una riunione di tutti i coordinatori delle Unità operative, poi abbiamo fatto formazione sulla ‘ventiloterapia’ e sull’uso del casco che fino a quel momento nel nostro reparto non avevamo mai utilizzato e infine un corso sulla ‘vestizione’ del personale. Il compito dei coordinatori era quello di formare il personale del reparto. Mi ricordo come se fosse ieri, l’11 marzo sono arrivati i primi pazienti dalle province lombarde più colpite. All’inizio con patologie respiratorie non gravi poi, giorno dopo giorno, la situazione è precipitata, da un paziente intubato siamo passati a 14 pazienti, ci sono stati giorni in cui abbiamo avuto 34 malati intubati tra Pneumologia e Rianimazione".

Il racconto della tempesta è fatto di vite salvate ma anche di tanti decessi, "vedere tanti morti in pochi giorni è stato psicologicamente devastante per gli operatori sanitari. Qualcuno ha mollato, devo dire pochissimi, ma abbiamo sempre lavorato in gruppo, siamo stati forti insieme e questo ha fatto la differenza". Un racconto fatto di giorni interminabili e altri indimenticabili, "quando abbiamo dimesso uno dei primi pazienti arrivati da Bergamo, un signore molto anziano, sono venuti i figli a prenderlo. All’uscita del reparto lo abbiamo accompagnato con un lungo applauso, sono momenti che nessuno di noi dimenticherà".

Di chi non ce l’ha fatta sono rimasti scatoloni di cartone che custodiscono gli oggetti personali. Per tutti i malati, medici e infermieri sono stati il punto di riferimento: "Abbiamo asciugato le loro lacrime, li abbiamo ascoltati, ci siamo sostituiti ai loro familiari e con le videochiamate siamo entrati nelle loro case".

Oltre ai ricordi, oggi c’è la fatica fisica e lo stress psicologico: "L’Asst Rhodense ha messo a disposizione un supporto psicologico - conclude Meligrana -, ho creato dei piccoli gruppi di lavoro in modo che tutti possano tirare fuori le emozioni e andare avanti".