Laboratori, tutor dedicati, giornate speciali. E da poco più di un mese PlayLab, un’intera ala riservata esclusivamente ai bimbi tra i tre e i sei anni. Il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano è sempre più una risorsa formativa per i più piccoli. Per sperimentare con i cinque sensi, magari divertendosi, quello che si imparerà sui banchi di scuola.
Per il museo di via San Vittore quello che si è appena chiuso è stato un anno di numeri importanti, con oltre 600mila visitatori, il 53% dei quali provenienti dall’estero. Ma particolare importanza hanno altri numeri riferiti al 2024: i gruppi scolastici che hanno visitato il museo e sperimentato i 165 percorsi educativi proposti, sono stati 4.350, con il coinvolgimento di 630 insegnanti. Numeri destinati crescere ulteriormente quest’anno con l’apporto del PlayLab, lo spazio educativo dedicati a bimbi più piccoli, inaugurato il 30 novembre scorso, che si pone l’ambizioso obiettivo di essere il primo museo che i piccoli visiteranno nella loro vita. E dove non si limiteranno a una visita. "Qui - aveva spiegato Maria Xanthoudaki, direttrice Education del museo - cinque stanze invitano a una danza cognitiva, a pensare con le dita e a toccare con il cervello". Si tratta infatti di cinque ambienti in cui apprendimento, realtà e gioco diventano un’unica esperienza: ci sono i paesaggi sonori, il cantiere immaginifico, il Bosco di luce, gli sportelli magici e l’atelier della stanza finale, dove indagare e toccare con mano arte, scienza e tecnologia. Nel segno del sapere universale e pratico di cui il nume tutelare del museo - Leonardo Da Vinci - è il più grande maestro. "PlayLab – aveva sottolineato Fiorenzo Marco Galli, direttore generale del museo, presentando il progetto – nasce dalla missione e dall’esperienza pluriennale del Museo in ambito pedagogico, dal sogno di offrire una risorsa permanente e di qualità in risposta a un bisogno crescente. Qui i bambini possono giocare, inventare, immaginare e raccontare". Nella stessa direzione va anche il Planetario Perduto, lanciato sempre nel 2024, l’escape game in cui i ragazzini hanno a disposizione l’intero museo, per cercare di salvare l’umanità, utilizzando app e IA.
Del resto, il ponte tra istruzione e museo ha in via San Vittore una lunga e consolidata tradizione. Che risale all’inizio degli anni 90 con l’introduzione dei primi laboratori dedicati ai più piccoli, rilanciati, ampliati e attualizzati dai primi anni 2000. Sono così arrivati nel 2005 i laboratori interattivi di genetica, biotecnologie e robotica. Seguiti nel 2010 da quelli dedicati all’alimentazione e ai materiali. Per arrivare all’area Tinkering (aperta nel 2014) dove mettersi alla prova in prima persona “creando scienza“ con le proprie mani. Tra le attività proposte in quest’area, per esempio, c’è la creazione di una pista acrobatica per le biglie dove sperimentare le leggi della fisica, o la costruzione di una macchina per disegnare, dove si incontrano fisica e arte.
Accanto a questo c’è poi l’attività museale ed espositiva che nel 2024 si è arricchita del tram Carrelli 1928, dell’installazione interattiva Kinfolk e dell’opera d’arte generativa Infinity, con i suoi singolari personaggi digitali fatti di pelo, roccia, minerale, liquidi o gas, che si muovono seguendo i visitatori. "Il museo - dice il direttore generale Fiorenzo Marco Galli - offre a tutti, attraverso strumenti diversi e aggiornati, una chiave di lettura per comprendere un divenire del mondo complesso, in cui Scienza e Tecnologia hanno un ruolo sempre più centrale ma non divergente dai fondamentali valori umanistici".