“Pizzo“ e coca, i bancomat della ’ndrangheta

Monica Forte, presidente della Commissione antimafia lombarda: nove le locali attive sul territorio di Città metropolitana

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di Valeria Giacomello

A 30 anni dall’uccisione di Paolo Borsellino, esiste un fenomeno di infiltrazioni mafiose sul nostro territorio? Ne hanno discusso rappresentanti del giornalismo e delle istituzioni, al culmine di una serie di iniziative (tra cui un flashmob di simulazione di morti per mafia, nella foto) promosse dall’amministrazione comunale e dalle associazioni antimafia, durante un convegno organizzato nella biblioteca comunale. Purtroppo la piaga delle infiltrazioni mafiose non risparmia alcun territorio.

È dello scorso maggio il caso di Schenker Italiana Spa, 1.400 dipendenti, filiale del colosso tedesco della logistica che ha il suo quartier generale a Peschiera ed è finita in amministrazione giudiziaria per presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta. Non è un caso isolato: sempre nel 2022 un noto ristorante locale è finito nel mirino degli investigatori in quanto i proprietari risulterebbero essere i colonnelli di un boss della camorra implicato in un’inchiesta sul narcotraffico internazionale. Se negli ultimi 5 anni i sequestri di cocaina in zona sono quadruplicati, ciò comprova che il bancomat della droga è sempre molto attivo.

Ne ha evidenziato la portata la presidente della Commissione antimafia di Regione Lombardia Monica Forte che ha spiegato come soprattutto la ‘ndrangheta sia radicata in Lombardia con la presenza di numerose “locali”, di cui ben 9 in Città metropolitana. Le ultime relazioni semestrali della Divisione distrettuale antimafia hanno evidenziato come il fenomeno più diffuso sia proprio il traffico di stupefacenti i cui consistenti proventi vengono reinvestiti nell’economia reale. Soprattutto a seguito del Covid, poi, la crisi nelle imprese ha costituito un terreno molto fertile per i tentativi di infiltrazioni mafiose a caccia di aziende a corto di liquidità, di cui si impossessano o attraverso metodi estorsivi o con l’usura che gli imprenditori fanno fatica a denunciare, per vergogna o per paura. Qual è l’iter da seguire dai cittadini se vogliono sporgere denuncia perché hanno notato qualcosa di strano? L’unica strada, avvisa Forte, è rivolgersi alle forze dell’ordine. Non è richiesto di fare gli eroi: basta essere sentinelle del proprio territorio e se si notano movimenti o locali sospetti, occorre segnalarli per permettere poi agli inquirenti di indagare. Agli imprenditori che sono finiti in mano agli usurai il consiglio è di rivolgersi alle associazioni antiracket.

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