Piste ciclabili a Milano: quello slalom su due ruote tra pavé, auto e "panettoni"

Milano non è Amsterdam. E il rischio è in agguato

Piste ciclabili a Milano (Newpress)

Piste ciclabili a Milano (Newpress)

Milano, 31 luglio 2017 - «Milano non è per nulla una città a misura di ciclisti. Mancano piste ciclabili, il pavé è pericoloso e gli automobilisti non sono rispettosi nei nostri confronti» dice il giovane Bruno Marmoglia, che percorre ogni giorno la città, anche per andare a lavorare, con la sua «scatto fisso». Il paradosso è che i rischi per chi ama le due ruote sono molteplici anche nei luoghi dove le piste ciclabili sono presenti e più ci si dovrebbe sentire al sicuro. Ad alto rischio di foratura o peggio di caduta sono quelle dove il manto stradale appare ammalorato. Succede in via Olona, zona Sant’Agostino, come in via San Marco, a Moscova. E all’estrema periferia di via Corelli. Lungo l’Alzaia del Naviglio Grande, a ridosso di Corsico, appare persino una buca gigantesca, ora ricoperta da un bidoncino: qualcuno ha pensato di avvertire i ciclisti scrivendo sull’asfalto la parola «buca» e il simbolo della morte, tanto per essere espliciti.

Eppure questa strada ciclopedonale, per Loredana Castiglioni assieme all’amica Teresa Mangione, è l’unica sicura in tutta Milano: «Mio marito non ha mai permesso che andassi a spasso con la bici in città. Temeva che fossi vittima di un incidente. Solo quando l’Alzaia è stata asfaltata per Expo ha acconsentito che girassi qui con la mia amica. In città mi muovo solo coi mezzi». Bisogna essere bravi a fare lo slalom nella pista di via Giovanni Rasori, all’incrocio con via Ariosto, dove spunta un enorme palo della luce e anche in via Melchiorre Gioia dove la strada ciclopedonale è inframmezzata da un «panettone». In una via elegante del centro come via XX Settembre, Conciliazione, come in via Padova il pericolo è di finire per sbattere, in un attimo di distrazione, contro il cofano delle auto. Non sono pochi gli automobilisti incivili che risolvono la carenza di posti auto della metropoli parcheggiando in modo «creativo» ma assolutamente pericoloso per chi opta per la mobilità dolce.

Ci sono le piste inagibili perché interessate dai lavori, come quella in via Molino delle Armi. E quelle mai completate che terminano nel nulla come in viale Duilio, nel nuovissimo quartiere di City Life, o vicino piazza Abbiategrasso, in via Dudovich, interrotte da barriere di New Jersey. Luigi Filamento con la mobilità sostenibile ha deciso di darci un taglio: «Un anno e mezzo fa ebbi un incidente in via Santa Rita da Cascia. Ero alla mia terza uscita e una macchina mi ha investito, procurandomi una lussazione al braccio. Qualche mese dopo mi hanno anche rubato la bici dal giardino del mio stabile: più sfortuna di così! Da allora ho deciso di optare per i mezzi pubblici e l’auto». Per Giampaolo Grippa la mobilità dolce è opportunità di business: ha infatti inaugurato un anno e mezzo fa un servizio di noleggio biciclette sul Naviglio. «Gli affari vanno bene. Il 50% dei miei clienti sono turisti stranieri che adorano esplorare la città sulle due ruote». Federico Rainone sospira: «Forse pensano che Milano sia Amsterdam. Ma ne rimane ancora di strada da fare!».

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