Pista ciclabile di via Sforza, catena umana e di bici per liberarla dalle auto in sosta

Si tratta dell'iniziativa ‘ProteggiMI’. Decine di persone si sono ritrovate all’alba accanto al Policlinico e hanno ‘difeso’ il percorso: la strada è i tutti e se ci sono delimitazioni è per la sicurezza di ognuno

La catena umana a bordo delle biciclette per proteggere la pista ciclabile di via Sforza a Milano 8Frame video Instagram Strada per tutti)

La catena umana a bordo delle biciclette per proteggere la pista ciclabile di via Sforza a Milano (Frame video Instagram Strada per tutti)

Milano, 27 settembre 2024 – La pista ciclabile di via Sforza, a Milano, percorribile perché libera dalle auto in sosta. È accaduto, finalmente, questa mattina, grazie all’iniziativa ‘ProteggiMi’: decine di cittadini si sono ritrovati alle prime luci dell’alba, accanto al Policlinico, per creare una catena umana fatta di persone e biciclette.

Un modo per proteggere la pista e renderla fruibile, ma anche un’azione simbolica per spiegare che la strada è di tutti e che se ci sono delle delimitazione è per la sicurezza di ognuno di noi. 

“Stamattina le persone hanno protetto la pista ciclabile su via Sforza dalla sosta irregolare di qualche automobilista che con il suo comportamento scorretto mette a rischio la sicurezza delle persone in bicicletta”, si legge sulla pagina Instagram ‘Strada per tutti’. E ancora: “La città delle persone è il luogo dove ci si prende cura degli altri e si rispettano gli spazi dedicati agli utenti più vulnerabili”. Ogni anno in Italia più di 200 persone in bicicletta perdono la vita in scontri stradali.

“È la nostra sesta ‘ProteggiMi’ – ha spiegato Tommaso Goisis, attivista della rete ‘La città delle persone’, che raccoglie diverse associazioni – dopo le due organizzate in viale Monza e le altre in corso Buenos Aires, in via Galvani e sul ponte della Ghisolfa”. E ha spiegato: “Ogni mattina a Milano accade una piccola grande ingiustizia: alcune persone che lavorano al Policlinico e scelgono di arrivarci con l’auto privata stazionano per circa un’ora sulla ciclabile di via Francesco Sforza, scegliendo di mettere in pericolo la vita di tante persone”. 

La motivazione era venuta a galla anche la scorsa primavera, come riportato dal Giorno: “La fila – era la risposta della direzione del Policlinico – è determinata dai dipendenti che accedono alla sede amministrativa, che apre alle auto alle 7.15. Al momento non sono disponibili alternative, ma confermiamo la nostra piena disponibilità a cercare una soluzione condivisa”. Verosimile che le macchine arrivino con largo anticipo per entrare in centro prima che scatti Area C (alle 7.30).

Il caso Feltri

La manifestazione dei ciclisti arriva anche a pochi giorni dalle ultime dichiarazioni di Vittorio Feltri: “I ciclisti? Mi piaccono solo quando vengono investiti”, ha detto il consigliere regionale di FdI e direttore editoriale de Il Giornale, in occasione dell'evento 'La grande Milano, dimensione smart city'. “Milano - ha detto Feltri nel suo intervento - continua a svilupparsi in meglio. Con Albertini sindaco la città ha avuto uno sviluppo pazzesco. Ma credo che la città continui a migliorare. Mi dà solo fastidio la strada piena di buche e le piste ciclabili: i ciclisti mi piacciono solo quando vengono investiti”.

Immediate le reazioni delle associazioni: “Non si possono derubricare a provocazioni le gravi esternazioni di Feltri sui cittadini in bicicletta. Per quanto ci riguarda si tratta di vera e propria istigazione a delinquere, tanto più grave in un Paese come l’Italia che nell’anno ancora in corso ha già contato oltre duecento vittime di violenza stradale proprio fra chi usa la bicicletta. Per parte nostra non intendiamo lasciar correre, ma pretendiamo giustizia per chi non può più chiederla e per tutti coloro che reclamano il diritto a pedalare in sicurezza sulle strade delle nostre città". Anche l’Associazione Gabriele Borgogni ha fatto sapere che presenterà querela contro Feltri. Per l’associazione, che si occupa della tutela delle vittime della strada, quelle del giornalista e consigliere regionale sono parole "indegne davanti alle quali non si può restare indifferenti se ci si batte da anni per la sicurezza stradale".

Le altre ciclabili

Ma com’è la situazione in altre ciclabili della città? In corso Buenos Aires, dove sono in corso i lavori per riqualificare la pista, allargare i marciapiedi e realizzare nuovo verde, capita sempre che qualche furgone per il carico e scarico merci o qualche auto di “furbetti” invada il corridoio riservato alle due ruote. Succede in particolare nei tratti in cui la segnaletica è tracciata a terra. Ma qualcuno aggira anche il cordolo. Ieri in tarda mattinata è bastata mezz’ora di osservazione per vedere mezzi posteggiati in divieto, che sbarravano la strada ai ciclisti costretti a spostarsi sulla carreggiata o nei tratti pedonali.

Problemi che accomunano più vie: le stesse scene, nel corso del pomeriggio, si sono verificate pure nel centralissimo corso Monforte, dove “è un classico – protestano i ciclisti – vedere i furgoni posteggiati per metà sul marciapiede e per l’altra metà sulla ciclabile, così creano problemi a chi cammina e a chi pedala”.

Stessa situazione in corso Venezia e in via Carducci. E in corso Garibaldi, ieri, c’era addirittura la coda di veicoli parcheggiati sulla ciclabile, come se nulla fosse. Ancora: in via Venti settembre, zona Conciliazione, i veicoli che vengono posteggiati a spina di pesce sullo spartitraffico alberato invadendo una parte della pista rossa per le bici (o tutta) sono una costante. E chi pedala? Deve spostarsi.