Milano, la missione del Pimpa: "Io, clown di guerra per tenere vivi i sogni"

Marco Rodari si trova in Ucraina: con i giochi di magia porta allegria ai bambini del centro disabili e negli orfanotrofi

Il Pimpa, nome d’arte di Marco Rodari

Il Pimpa, nome d’arte di Marco Rodari

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Milano - "Tutti i bambini che vivono una guerra sono feriti. I loro occhi si spengono, non leggono più la meraviglia. Nel mio piccolo, io cerco di riaccendere la curiosità. Può bastare un gioco di prestigio. E il bimbo che torna a meravigliarsi porta pace". Naso rosso, cappello arcobaleno con una piccola elica in cima, il Pimpa, nome d’arte di Marco Rodari, il "claun", così si fa chiamare, che da 13 anni regala allegria ai piccoli che vivono nelle zone di guerra, ora è in missione in Ucraina. Originario di Leggiuno, in provincia di Varese, il quarantaseienne è partito da Milano lo scorso sabato a bordo di un pulmino della Fondazione Arché, onlus che accompagna i bambini e le famiglie vulnerabili nella costruzione dell’autonomia sociale, abitativa e lavorativa, diretto a Leopoli per portare aiuti ai profughi accolti da Ihor Boyko, rettore del Seminario Teologico dello Spirito Santo.

"Alloggio nel seminario ma di giorno mi sposto. Vado al centro per disabili, domani andrò all’ospedale pediatrico. Visito gli orfanotrofi. Finora ho incontrato bimbi di ogni età, dai neonati di 6 mesi fino agli adolescenti. Sono un piccolo prestigiatore: le carte, mazzi di fiori che compaiono e scompaiono, i palloncini colorati, trascinano altrove. Nei sorrisi, negli occhi che si illuminano, io vedo la speranza che si fa strada nel dolore. È difficile riuscire ad alimentarla quando si è costretti a scendere nei rifugi almeno quattro volte in 24 ore (notti comprese). Significa che per 8 ore la vita resta in sospeso: bisogna interrompere ogni attività perché un aereo o un missile è stato avvistato e c’è il rischio che possa sganciare una bomba nella zona. Per fortuna, finora non siamo stati colpiti. Io ho dato una mano a far scendere tutti gli ospiti nel sotterraneo del centro disabili. Il tempo sembra non passare mai quando si è lì sotto. Ed ecco che “la meraviglia“ può fare tanto. Insegno ai piccoli dei trucchi di magia, in modo che possano replicarli in futuro, anche in mia assenza, e moltiplicare così l’allegria. Lo faccio anche per me: la clownterapia mi fa dimenticare la mostruosità che accade in superficie".

Questo è il suo trucco da anni. "Dal 2009 sono “claun di guerra“. Ho iniziato a Gaza, sono stato a Bagdad e tanti luoghi del Medioriente. Ed è la seconda volta che torno in Ucraina da quando è iniziata la guerra. Io mi divido tra l’Italia, dove vivo recitando e portando la mia testimonianza nelle scuole, e i Paesi del mondo martoriati dai conflitti, per stare vicino ai bambini: sono circa 400 milioni i piccoli che oggi vivono questo orrore in tutto il mondo. Ma non sono solo". Nel 2015 ha fondato l’associazione “Per far sorridere il cielo“ reclutando altri volontari. Ora, in Medioriente, ce ne sono in missione una decina. "Continuiamo a regalare sorrisi".

 

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