
L’artista milanese Piero Manzoni
Milano, 13 luglio 2018 - A decidere sulla loro proprietà e autenticità sarà un giudice civile. Nel frattempo, si chiude con una condanna, almeno in primo grado, la lunga e complessa vicenda penale con al centro sette presunti lavori dell'artista Piero Manzoni (valore stimato, se fossero autentici, di 10 milioni), l'autore delle famose scatolette di "Merda d'artista", scomparso appena trentenne nel 1963. Il giudice monocratico di Milano, Monica Amicone ha condannato a un anno e sei mesi e novecento euro di multa l'avvocato bresciano Carlo Pelizzari per appropriazione indebita delle opere. Il legale dovrà anche risarcire, con somma da liquidarsi in separato giudizio civile, i danni patrimoniali e non, a moglie e figli di Gianni Schubert, il noto gallerista ucciso e buttato a pezzi nei Navigli da un collaboratore otto anni fa. L'imputato è stato invece assolto con le formule "il fatto non sussiste" e il fatto non costituisce reato dai reati di ricettazione, truffa e messa in commercio di opere contraffatte. Accolte, in sostanza, le richieste dell'accusa che aveva chiesto la condanna per la sola appropriazione indebita a 2 anni e l'assoluzione per il resto.
Resta quindi a bocca asciutta J.R., il facoltoso imprenditore orto-frutticolo danese collezionista di arte contemporanea che chiedeva un risarcimento ritenendosi truffato da Pelizzari dal quale acquistò le presunte opere di Manzoni pagandole 210mila euro. In attesa delle motivazioni tra 90 giorni, la sentenza di oggi dà ragione alla Fondazione Schubert, costituita dagli eredi, che ha rivendicato la proprietà delle tele sostenendo che Pelizzari, uno dei pochi a potere entrare nei locali dove il gallerista custodiva i quadri di sua proprietà, si sarebbe appropriato delle opere dopo l'omicidio, quando i depositi risultarono misteriosamente vuoti. Il legale bresciano ha invece rivendicato la genuinità dei Manzoni assicurando di averli ricevuti dallo stesso artista a pagamento di parcelle e per incarichi svolti a suo favore. Il giudice ha disposto il mantenimento del sequestro delle opere, lasciando aperto l'enigma sulla loro genuinità, anche perché è in corso un contenzioso civile nel quale le parti si stanno dando battaglia sull'autenticità e la proprietà dei Manzoni.