REDAZIONE MILANO

"Piegata dalla crisi, sono costretta a chiudere"

Emma Belloni ha gestito per quasi vent’anni la storica cartoleria di via San Michele, poi sono arrivati la pandemia e i lockdown

Quello che nel 2003 era un sogno diventato realtà, dopo essere stato a lungo accarezzato, diciannove anni dopo si è trasformato in un incubo che l’ha stretta in una morsa. Emma Belloni, 55 anni, a fine mese sarà costretta a lasciare la cartolibreria di via San Michele. Un’attività storica a due passi da piazza Maggiolini – che lei stessa aveva rilevato all’epoca dai precedenti gestori, che l’avevano a loro volta tenuta aperta per quasi quarant’anni – è a un passo dal chiudere per sempre. Per colpa della crisi. "Ero così felice quando l’ho presa in mano – racconta –. Ho sempre amato questa attività. Era il mio progetto di vita. Poi è arrivata la pandemia. Sono stata massacrata, sono finita a terra e nessuno mi ha aiutato a risollevarmi".

Risalgono al 2020 e ai successivi lockdown le prime difficoltà per la cartolibreria. Studenti in dad, poca gente per le strade. "Il Covid ha stravolto le abitudini delle persone, che non le hanno più modificate, ecco cos’è successo. Basti pensare al boom delle vendite on line". Fino al 2019 il negozio, il pomeriggio, era pieno di ragazzi che uscivano dalle scuole qui vicino. "Adesso dopo le tre c’è il deserto. Non entra nessuno". Emma Belloni non ha mai voluto diventare “ricca“. "Mi bastava mantenermi facendo un lavoro che mi piace". Ed era così bello vedere la cartoleria riempirsi di bambini al pomeriggio....

I tentativi di reagire li ha messi in atto. È riuscita a tirare avanti per tutto il 2020 ("facevo anche le consegne a domicilio il mattino") e poi ancora nel 2021 e parte del 2022, sopravvivendo con le poche briciole di indennizzi ricevuti dallo Stato. Non è bastato. Dallo scorso autunno i debiti si stanno accumulando. E ora è costretta a gettare la spugna. "Non sono più in grado di pagare l’affitto del negozio e nemmeno quello di casa – confessa con amarezza ma anche con tanta dignità –. E allora cos’altro posso fare? Il proprietario dei locali avrebbe trovato un altro affittuario. Ho provato a chiedere aiuto a conoscenti e anche alle banche, ma specie da queste ultime ho ricevuto solo porte sbattute in faccia. Chiedono “garanzie“. Ma io ho due affitti da pagare, sono sola, quali garanzie posso offrire se non il mio impegno e i sacrifici che ho fatto in questi vent’anni, in cui non mi sono concessa nemmeno una vacanza?". "Riuscite voi a darmi delle idee per vedere la luce in fondo al tunnel e cercare di arrivare almeno alla pensione?", è l’altra domanda che tormenta Emma. Un capitolo nella sua vita si conclude in un modo che non avrebbemai immaginato. "Ora sono costretta a rimettermi in gioco e a cercarmi un altro lavoro, per poter almeno vivere con dignità".