Cucchi
Eccomi sull’ampio piazzale Cantore. Vedo l’insegna del Coin, dove inizia corso Cristoforo Colombo, ma il mio obiettivo è un altro. Sono infatti all’angolo di corso Genova, perché ho appuntamento con Carlo Galante, illustre compositore e docente al Conservatorio. Ci salutiamo proprio sul portone della sua dimora, lì accanto. Mi spiega subito: "Da vent’anni vivo qui, in questo bel palazzo fine-Ottocento, Casa Reininghaus, di elegante mole rossastra. Dalle finestre del mio studio vedo le due casamatte, superstiti e anonimi monconi dell’antica Porta Genova (uno dei due ospita un famoso ristorante di pesce)". Ma sono anche altri gli elementi di attrazione della zona. E infatti continua: "A sinistra intravedo la fine della Darsena, a destra, ecco un altro palazzone rossastro, eredità del ventennio fascista. Ma la severità geometrica delle sue forme architettoniche non è priva di una certa inquietudine metafisica". Casa Reininghaus fu costruita da una famiglia di birrai austriaci su progetto dell’architetto Sebastiano Locati, molto noto all’epoca. Era un edificio inconsueto per l’uso promiscuo: al piano terra ospitava un locale-teatro-birreria (ora diventato banca)". Se però posiamo lo sguardo sulla sua parte superiore notiamo qualcosa di incongruo: "Già… In piena ricostruzione post-bellica, furono aggiunti lassù due piani che ne rovinano l’armoniosa architettura." Il piazzale Cantore è caratterizzato da un gran traffico di mezzi e persone, e dà l’idea di un varco di entrata e uscita dalla città. "È vero - continua Galante - ci appare come un luogo neutro, in cui si passa ma non ci si ferma. E non si contano molti locali. Ma non è proprio proprio così. Infatti mi sono accorto di un bar ampio e spazioso, proprio di fronte a casa. E poi, se è difficile amare l’incolore piazzale Cantore, il musicista aggiunge che è comunque ingiusto odiarlo. E allora conclude: "Gli sono grato perché il suo spazio vuoto di palazzi dona luce alle mie finestre".