Pestato e buttato nel Lambro, fermati due salvadoregni del Barrio 18

Edgar, vittima per caso dei pandilleros

Una banda di sudamericani

Una banda di sudamericani

Milano, 15 giugno 2019 - L’inconro casuale al Parco Lambro. Qualche parola di troppo, con l’alcol a fare da detonatore. Poi l’aggressione brutale, a calci e pugni. Il corpo del trentaduenne peruviano Edgar Luis Calderon Gonzalez buttato nel fiume con una spinta. La vittima che prova a restare a galla, ma in un amen si inabissa sotto gli occhi terrorizzati degli amici. La sequenza choc, già descritta su queste pagine nei giorni scorsi, è andata in scena attorno alle 21 di domenica 2 giugno; cinque giorni dopo, il cadavere è riemerso all’altezza di via Caduti di Marcinelle, recuperato dai vigili del fuoco. A meno di due settimane da quella tragica serata, gli agenti della Omicidi della Squadra mobile, coordinati dal dirigente Lorenzo Bucossi, hanno sottoposto a fermo di indiziato di delitto due salvadoregni di 26 e 28 anni, entrambi appartenenti alla gang di latinos Barrio 18, una delle più feroci e temute in città nonostante sia stata più volte decapitata dalle retate della polizia. La coppia di centroamericani, entrambi con precedenti per tentato omicidio (il più giovane lo compì da minorenne), dovrà rispondere dei reati di rapina e omicidio volontario.

Ecco i fatti. Calderon Gonzalez, da pochi mesi in Italia senza permesso di soggiorno, sta rientrando a casa con due amici dopo una grigliata nell’area verde alla periferia est. A un certo punto, i tre si imbattono nei salvadoregni del Barrio 18: nasce una discussione tra i due ed Edgar, che non risulta affiliato ad alcun gruppo organizzato. Dalle parole si passa immediatamente ai fatti: gli aggressori, armati di coltello secondo quanto riferito dagli amici del trentaduenne, iniziano a pestare violentemente Edgar Luis e provano a sfilargli lo smartphone. La vittima cerca di difendersi in qualche modo, ma i «pandilleros» lo sovrastano e lo buttano nel fiume senza neppure riuscire a derubarlo del cellulare. Un amico del peruviano fa per togliersi la maglietta per tuffarsi nel Lambro, però capisce subito che il tentativo rischia di essere inutile e pericoloso:

Edgar non si vede già più, sparito nel corso d’acqua. A quel punto, parte la chiamata al 112 per segnalare l’accaduto. Sul posto arrivano gli uomini delle Volanti, che trovano solo gli amici di Edgar; gli aggressori si sono volatizzati, a bordo di una Toyota di recente produzione, come poi cristallizzato dalle immagini di alcune telecamere. Le indagini affidate alla Mobile si muovono sin da subito lungo due direttrici: da una parte, l’analisi degli elementi forniti dai testimoni, a cominciare dalla descrizione degli assassini, e l’esatta ricostruzione della dinamica; dall’altra, il lungo ed estenuante lavoro di controllo su circa cinquemila veicoli identici alla Yaris immortalata dagli occhi elettronici (che però non hanno ripreso il numero di targa), cioè tutti quelli immatricolati negli ultimi anni nella provincia di Milano. Pian piano la lista si restringe, fino ad arrivare a un nome che potrebbe corrispondere al profilo di uno dei due fuggiaschi: salvadoregno classe ’93, precedenti specifici, così spregiudicato da finire in mezzo a una rissa soltanto tre giorni dopo il pestaggio mortale, al Parco della Martesana in zona via Padova. Il passaggio successivo è associare quelle generalità a un numero di cellulare, che effettivamente quella sera ha agganciato la cella del parco; così come lo smartphone del complice, il ventiseienne.

Le descrizioni fornite dai testimoni coincidono, il pm Sergio Spadaro ritiene ci siano elementi sufficienti per emettere un fermo. Ieri notte il blitz. Il proprietario della Yaris viene rintracciato in un appartamento dello Stadera: i familiari sostengono che il ragazzo non è in casa, ma gli investigatori lo stanano nel cassettone del divano. Il ventottenne viene invece bloccato in zona Bovisa. In entrambi i casi, gli agenti hanno recuperato gli abiti indossati dai due il giorno del raid.

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