"Pene basse, questa non è giustizia Da quel giorno la nostra vita è finita"

La madre di Simone Stucchi: sono dei mostri, massacrato mentre agonizzava

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Le prime condanne sono arrivate, "ma per noi in definitiva non cambia molto. Non cambia la nostra vita dopo Simone. Quel giorno tutto è finito". C’è stanchezza nella voce gentile di Daniela Grassi, la mamma di Simone Stucchi, ucciso a coltellate a 22 anni durante la rissa a Pessano con Bornago. C’era anche la famiglia, ieri, in aula. "Non volevo andare. Ma c’è sempre il desiderio di capire, di esserci per comprendere con esattezza cosa accade, quali sono i meccanismi – spiega la mamma del ragazzo –. Da quel che ho capito sarà ancora molto lunga. Sono arrivate le prime condanne, non ho molto da dire se non che in un tempo troppo breve vi saranno alcuni di loro di nuovo liberi, per le strade dei nostri paesi. E per alcuni di loro parliamo di mostri. Gli avvocati fanno leva sulla giovane età, sul fatto che sono ragazzi. Ma non tutti i ragazzi farebbero questo. Altri che si trovavano a Pessano quella sera non lo hanno fatto".

È un primo step di giustizia quello consumatosi ieri, con le sette condanne, tutte con rito abbreviato, da parte del gup milanese Fiammetta Modica, ai danni di sette ragazzi coinvolti nella rissa in cui venne ucciso il giovane edicolante vimercatese. Pene da 2 anni e 3 mesi a 7 di reclusione. Quattro anni anche a Davide Colombi, amico della vittima e presunto capo, quella sera, del gruppo di Vimercate. Gli sguardi dei familiari orfani di Simone si sono incrociati con quelli dei giovani alla sbarra. In questi lunghi quattordici mesi nessun contatto fra le famiglie dei giovani sotto processo e quella del ragazzo ucciso. Che quella sera si presentò all’incontro fra bande disarmato e inconsapevole. "Sono sicura che si trovò, come altri che erano presenti, in una situazione non prevista, più grande di lui", spiega la madre. Nessun contatto. "Nessuno. E per cosa, poi?". Il 18 novembre la madre di Simone “Limo“ Stucchi ebbe parole dolorose e di rabbia dopo le prime richieste di condanna formulate dal pm. "Meno di sette anni per la morte, orribile, di un ragazzo disarmato. Massacrato mentre già agonizzava. Questa non è giustizia".

"Ciò che dissi allora lo penso anche oggi – sottolinea – certamente attendiamo il prosieguo". Erano stati 24, il 15 giugno scorso, gli arrestati al termine della lunga e certosina inchiesta dei carabinieri di Pioltello e del Nucleo investigativo milanese. La prima tranche di condanne riguarda 7 maggiorenni. Tutti, salvo Colombi, del gruppo di Pessano. Due sono a processo in Corte d’Assise. Al Tribunale per i minorenni di Milano è a processo, con altri quattro, anche il ragazzo all’epoca dei fatti diciassettenne che, da ricostruzione sferrò a Simone il fendente mortale.

Monica Autunno

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