NICOLA PALMA
Cronaca

Patto anti-bulli a Milano, tra le pene anche il divieto di usare social e cellulari

I minorenni con ammonimento o Daspo inseriti in un percorso di incontri con gli specialisti del Cipm: "Arrivare un secondo prima del reato"

Bulli

Bulli

Un patto tra Questura, Tribunale per i minorenni e Cipm per intercettare la devianza giovanile prima che tracimi in violenza. Un’alleanza per captare i campanelli d’allarme sul territorio e trovare soluzioni che anticipino la repressione. In sintesi, il contenuto del protocollo firmato ieri mattina in via Fatebenefratelli dal questore Giuseppe Petronzi, dalla presidente del Tribunale per i minorenni Maria Carla Gatto e dal presidente del Centro italiano per la promozione della mediazione Paolo Giulini.

Un protocollo che prende il nome dall’eroe greco Perseo, un po’ perché figlio di Zeus (così come questo accordo è parente stretto di quello per stalker, mariti violenti e cyber bulli) un po’ perché la sua travagliata storia tramandata dall’epica richiama quella degli adolescenti per i quali è stato ideato. Tutto nasce dalla legge Caivano, che prevede l’applicabilità della misura preventiva dell’ammonimento del questore anche nel caso in cui non sia stata ancora presentata querela per reati come minacce, danneggiamento e lesioni compiuti da ragazzi di età superiore a 14 anni nei confronti di altri minorenni o nel caso in cui un reato punito con la reclusione fino a un massimo di 5 anni sia stato commesso da minorenni di età compresa tra 12 e 14 anni. Fatta questa premessa, veniamo all’obiettivo dichiarato dell’intesa triennale: inserire questi ragazzi (e allo stesso tempo quelli destinatari di Daspo di tipo sportivo, urbano o Willy) in un percorso trattamentale-criminologico che li renda consapevoli del disvalore dei loro comportamenti. "Arrivare un secondo prima del reato", per dirla con le parole di Petronzi.

In campo l’équipe multidisciplinare del Cipm, formata da criminologi, avvocati, psicoterapeuti, educatori e mediatori. Dal canto suo, la Questura, e in particolare la Divisione Anticrimine guidata dal dirigente Salvatore Anania, condividerà i dati anonimi delle condotte criminali. Il Tribunale, invece, comunicherà l’eventuale pendenza di procedimenti amministrativi, civili o penali a carico dei minori segnalati e valuterà la possibile applicazione del divieto di usare piattaforme informatiche o di possedere cellulari per i minorenni condannati, anche con sentenza non definitiva, per reati contro la persona, contro il patrimonio o per armi o droga.