GABRIELE MORONI
Cronaca

Reggiani, ereditiera da proteggere: "Sì all’amministratore di sostegno"

Guerra fra l’ex lady Gucci e la madre sulla gestione del futuro patrimonio. In aula la perizia psichiatrica

Patrizia Reggiani

Milano, 12 aprile 2018 - Patrizia Reggiani Martinelli ha bisogno di essere «protetta». È in grado di sostenere la gestione economica ordinaria. Anzi, questa pratica quotidiana può essere utile al suo benessere psicofisico e soddisfare il bisogno di autonomia. Se il futuro le riserverà un destino da ereditiera, per amministrare un patrimonio che si annuncia cospicuo, dovrà essere seguita da una figura di riferimento, estranea all’ambito familiare, come un amministratore di sostegno. È l’esito della perizia della psichiatra Rossana Giove, direttore socio-sanitario di Niguarda, su Patrizia Reggiani. Si avvia alla settantina. Condannata a 26 anni di carcere, ne ha scontati diciassette come mandante dell’omicidio dell’ex marito: Maurizio Gucci, erede di una grande dinastia di stilisti, viene freddato con tre colpi di pistola, a Milano, la mattina del 27 marzo 1995.

Nel rpesente e nel vicino futuro dell’ex ragazza dagli occhi ammaliatori ci sono ancora un tribunale e un giudice, questa volta Ilaria Mazzei, della nona sezione civile del tribunale di Milano, il magistrato che ha disposto la consulenza tecnica d’ufficio per valutare le sue condizioni psichiche. È un conflitto domestico, fra madre e figlia che convivono nella stessa casa. Silvana Barbieri, madre novantenne di Patrizia, con l’avvocato Maurizio Giani, si è rivolta al tribunale per chiedere l’amministrazione di sostegno, una forma di controllo per quando Patrizia sarà sola e godrà di due eredità, quella materna e l’altra, legata al vitalizio a suo favore che Maurizio Gucci le aveva riconosciuto meno di due anni prima di essere assassinato. Questo nel timore che la figlia si ritrovi manipolata da frequentazioni sbagliate o interessate. Assistita dall’avvocato Daniele Pizzi, la Reggiani si è opposta.

Nuova udienza. Perizia consegnata alle parti. La consulenza per Patrizia Reggiani è firmata da Vera Arcari e Riccardo Pettorossi. Fresca di parrucchiere, unghie smaltate di bianco, quella che un tempo le riviste chiamavano “lady Gucci” esce dal tribunale al braccio dell’avvocato Pizzi. «Definire - dice il legale - un atto d’amore l’iniziativa della madre di Patrizia mi pare fuori luogo. Non discuto il rapporto d’affetto, il primo affetto della vita di ognuno, ma non credo che inviare gli ufficiali giudiziari possa essere considerato un atto d’amore. Ci opponiamo alla nomina di un amministratore di sostegno perché Patrizia è di fatto nullatenente. Riteniamo che a questo punto sia necessario provvedere a una stima dell’eredità a cui avrà diritto. Altrimenti, stiamo parlando del nulla. Se poi il giudice deciderà per la nomina di un amministratore di sostegno, è importante che non sia una figura calata dall’alto, ma qualcuno che abbia la fiducia di Patrizia. Che sia una forma di aiuto, di tutela, non una limitazione, una sorta di ulteriore carcerazione per una donna che oggi è libera».

Patrizia Reggiani non si sottrae alle pierre con i giornalisti. Signora, sua madre agisce per interesse o per affetto? «Penso per affetto, un eccesso di affetto». Abitate insieme. Come sono i vostri rapporti? «Non ci parliamo. A mezzogiorno io pranzo nella mia camera. Ci vediamo nel pomeriggio. La sera esco». E le sue amicizie, quelle che preoccupano tanto la mamma? «Ho un’amica con cui esco. Una persona normalissima». Accetta un passaggio in auto fino a casa. Mamma Silvana è affacciata a una finestra. Saluta con la mano attraverso i vetri.