
Davide Lacerenza con Clotilde Conca Bonizzoni
Milano – Milano o Medellin? “Davide non è il Pablo Escobar che state descrivendo”. La Gintoneria chiusa per droga e prostituzione a due passi dalla Stazione Centrale di Milano? “Era frequentata da forze dell’ordine, politici, cantanti, attori”. La cocaina rosa stesa sui tavoli del privé? “Io? Mai pippato”. Clotilde Conca Bonizzoni, appena maggiorenne, giovane fidanzata (da circa un anno) di Davide Lacerenza, difende il compagno (agli arresti domiciliari ha ricevuto una visita a sorpresa di Fabrizio Corona) ai microfoni de La Zanzara su Radio 24: Un’intervista “surreale” fin dalla nota diramata dal programma, che contraddice alcune delle evidenze emerse nell’inchiesta sulla Gintoneria.
Le escort del “king della notte”
“Prostituzione? C’erano escort come in ogni locale di Milano, ma Davide non prendeva un euro da queste ragazze“, sostiene Conca: “Chi prende tremila euro a bottiglia non ha bisogno di guadagnare con droga e escort”. È vero che Davide gestiva un giro di prostituzione e organizzava anche pacchetti con alcol, droga ed escort? La risposta di Conca al conduttore Giuseppe Cruciani: “Assolutamente no, non aveva bisogno di spacciare per guadagnare o di gestire escort per guadagnare. Secondo te una persona che vende bottiglie da 3mila euro ha bisogno di prendere 100 euro da una escort? Le escort erano già lì - prosegue Clotilde - e Davide non ha mai preso un euro da queste ragazze, al massimo gli offriva da bere. Le ragazze erano lì, nei locali servono perché ci sono i morti di fi... All’inizio ero un po’ ingenua, gelosa, poi ho capito..”.
Le carte dell’inchiesta
Le intercettazioni dell’inchiesta che hanno portato all’arresto di Lacerenza e della socia Stefania Nobile, figlia di Wanna Marchi, descrivono una suburra. Ognuno aveva il suo ruolo, nella galassia illegale della Gintoneria: c’è chi serviva coca (Lacerenza: “Vuoi un pippotto? ...siamo ospitali qua...”) e badava che le “ragazze” spingessero i clienti a ordinare le bottiglie più costose, e chi si occupava - come il factotum Davide Ariganello (anche lui destinatario di un ordine di custodia) - del Santo Graal degli sballati in colletto bianco, quel mix tra chetamina e Mdma passato alle cronache tra gossip e giudiziaria col nome di “coca rosa“. Lacerenza una sera addirittura si spaventa, e al telefono racconta: “Ho pagato il tavolo, mezz’ora e sono andato via che c’era la ragazzina che aveva il sangue dal naso...Righello gli ha dato la Tussi (coca rosa, ndr)… Questa scema l’ha pippata tutta, gli usciva il sangue, l’ha portata in braccio fuori… gli ha regalato 100 pannolini per il figlio. L’ho messa sotto la doccia fredda, non riuscivo a metterla a letto… (lei diceva) ‘Chiama l’ambulanza sto morendo, chiamami mia mamma’“.
Il bazar delle droghe
Il “prodotto” girava in base alle richieste dei clienti, stando alle carte dei pm: hashish (“fumelli”, li chiamano gli indagati al telefono), marijuana (rigorosamente “purple“). E i soldi, come la droga, scorrono a palate. Con interessi esorbitanti. Quando Ariganello parla con Lacerenza della “tipa di ieri”, ammette di averle venduto “la dose da 2 grammi e mezzo”. E “il capo“ si informa: “Quanto l’hai pagata 20?”. Il socio: “No, dalla svendita, ho fatto il 900 per cento...”.
Le parole di Clotilde Conca Bonizzoni
La ragazza avrebbe iniziato la relazione con Lacerenza quando era ancora minorenne, a 17 anni. Abbandonata la scuola, stando ai resoconti social, avrebbe cominciato a frequentare la Gintoneria. “Sul fatto che Davide pippasse non ho mai detto di no, ma sul vendere droga non è vero, non l’ho mai vista questa cosa”, sostiene la fidanzata: “Sto con lui da un anno e non ho mai visto questo Pablo Escobar che state descrivendo. Non ho mai visto nessuno pippare nell’ex privé, era un posto dove si mangiavano scampi, gamberi e si beveva”.