
di Nicola Palma
I giudici del Tar hanno annullato i provvedimenti che tra 2021 e 2022 hanno affidato a Metropolitana Milanese la gestione integrata del patrimonio verde della città. Il Tribunale amministrativo ha accolto il ricorso presentato da dodici aziende del settore e dall’Associazione italiana costruttori del verde (Assoverde): le motivazioni della sentenza verranno rese note in un secondo momento, ma nel dispositivo si anticipa che Palazzo Marino e MM hanno perso la battaglia legale e che dovranno anche pagare 13mila euro di spese di lite. L’effetto immediato del verdetto è lo stop delle due delibere-chiave: quella del Consiglio comunale che il 20 luglio 2021 ha approvato la modifica dell’articolo 4.1 dello statuto dell’ex municipalizzata (inserendo anche il verde pubblico nell’oggetto sociale) e le linee di indirizzo "finalizzate al successivo affidamento a MM spa della gestione del patrimonio a verde del Comune di Milano"; e quella della Giunta Sala, datata 8 luglio 2022, che ha dato il via libera allo schema di contratto.
Per chi non lo ricordi, tre anni fa, Palazzo Marino ha iniziato a ragionare sulla possibilità di superare il modello del "global service" per la gestione del verde e di "internalizzare" l’attività per un periodo medio-lungo. Poi l’idea si è pian piano concretizzata, fino alla scelta di destinarlo a una società "in house", così da "risolvere inefficienze, diseconomie e ritardi nella gestione e nella manutenzione del verde pubblico milanese". Un polmone che si estende per oltre 18 milioni di metri quadrati tra parchi di grandi dimensioni (storici, centrali e di cintura), giardini di piccole dimensioni, aiuole, aree spartitraffico e alberi lungo le vie, nelle piazze e all’interno di complessi scolastici e stabili di edilizia popolare. Un polmone affidato a Metropolitana Milanese per 25 anni, per un importo annuale di 16 milioni di euro (più 4,2 per eventuali azioni di manutenzione straordinaria) e complessivo di 400 milioni, con un impegno da parte della spa di via Meda a investire 34 milioni in mezzi e attrezzature e ad assumere circa 200 dipendenti. "La scelta di individuare MM quale gestore unico – la spiegazione dell’assessore all’Ambiente e Verde Elena Grandi lo scorso 13 luglio – rappresenta una soluzione che consentirà di adottare strategie sempre più coerenti con la transizione ecologica della città e con la necessità di valorizzare l’infrastruttura verde".
Tre gli obiettivi dichiarati. Il primo: "Assicurare il passaggio da una normale attività di manutenzione ordinaria e straordinaria delle aree verdi a un’attività di cura e valorizzazione del patrimonio del verde cittadino, grazie a una visione integrata dell’ecosistema urbano". Il secondo: "Garantire una partnership durevole, nella quale il gestore superi il ruolo di fornitore di servizi per divenire attore e co-progettista". Il terzo: "Valutare l’azione dell’operatore, non solo in funzione del rispetto degli obblighi contrattuali richiesti dall’amministrazione, ma anche per la capacità di incrementare il ruolo del verde come risorsa per migliorare l’ambiente e il clima, la vivibilità della città e il benessere delle persone". Ora il progetto viene messo pesantemente in discussione dalla sentenza del Tar. Anzi, i giudici di primo grado lo hanno azzerato, dando ragione a chi chiede che ci sia un bando pubblico aperto al mercato. Dal Comune fanno sapere che l’eventuale decisione di presentare o meno appello in Consiglio di Stato passerà come sempre da un’attenta disamina delle motivazioni del provvedimento appena pubblicato.