Niente tamponi né green pass: "Parafarmacie con meno diritti"

Il titolare del punto vendita di via Picardi, a Sesto San Giovanni, tra i promotori di una petizione La richiesta al ministro Speranza: liberalizzazione dei servizi, bloccata da leggi vecchie di un secolo

Sergio Pegorini nel suo negozio

Sergio Pegorini nel suo negozio

Sesto San Giovanni (Milano) - «I farmacisti di parafarmacia hanno gli stessi titoli e doveri di quelli di farmacia, ma non gli stessi diritti. Invece, ci piacerebbe essere liberi di professare a 360 gradi". La posizione è quella di Sergio Pegorini, professionista di via Picardi, e di molti altri colleghi, che hanno condiviso una petizione, indirizzata al ministro della Salute Roberto Speranza. Nonostante le parafarmacie siano diventate una realtà consolidata e un punto di riferimento per i cittadini, restano limitate nella quantità dei servizi che possono erogare alla comunità. Anche in epoca di pandemia. Per mesi , Pegorini ha avuto la fila fuori dal negozio per dispensare consigli utili, suggerire gli integratori corretti da assumere, spiegare come leggere il saturometro, fare educazione e prevenzione ad esempio sulle vitamine per rafforzare il sistema immunitario, dare supporto essenziale durante il lockdown, oltre che gli allora introvabili dispositivi di protezione.

Eppure oggi non può eseguire tamponi rapidi e test sierologici per il Covid, somministrare vaccini, offrire il servizio di autoanalisi o di prenotazione degli esami e nemmeno stampare il green pass. Questo perché sono prestazioni e servizi considerati come una prerogativa esclusiva delle farmacie. «Dal nostro punto di vista l’attuale sistema ci impedisce di svolgere la professione in un libero mercato, come accade per qualsiasi altra categoria – commenta Pegorini –. Per noi è un sistema ingessato, volutamente, da regole e leggi ormai vecchie di un secolo".

Una legislazione datata e non più aderente alla realtà che fa delle parafarmacie un presidio a tutti gli effetti, come ha dimostrato l’anno e mezzo di pandemia, ma con minori possibilità. La richiesta della raccolta firme è di estenderne le prerogative, riconoscendole non più come semplici esercizi commerciali ma come presidi sanitari. «Vorremmo poter espletare appieno la nostra professione", spiega Pegorini. Se accadesse, "si avrebbero a disposizione 4.500 nuovi presidi utili per erogare servizi ai cittadini senza stravolgere l’attuale pianta organica delle farmacie – rimarca la petizione –. Seppur limitate nella qualità e nella quantità dei servizi che possono erogare alla comunità, hanno dimostrato di poter svolgere un ruolo importante e di essere una risorsa in un momento di emergenza come quello attuale". Dal decreto Bersani del 2006, che aveva previsto la possibilità di vendere medicinali da banco anche al di fuori della farmacia, consentendo la nascita delle parafarmacie, nessun passo avanti è stato fatto e il processo di liberalizzazione della filiera non ha avuto ulteriore evoluzione.  

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