SIMONA BALLATORE
Cronaca

La mia Milano, Paolo Cevoli: "Questa signora è sempre più bella e giovane"

I mie due figli hanno studiato e poi scelto di abitare qui Io non ce la farei...

Paolo Cevoli

Milano, 10 settembre 2017 - «Io a Milano voglio molto bene. È una bella signora che si sta ringiovanendo sempre più». Non tradirà mai il suo accento e le sue origini romagnole ma Paolo Cevoli, l’imprenditore-cabarettista, ha un legame a doppio filo con la città. Il 10 e 11 ottobre tornerà al Manzoni con l’ultima sua creatura, «La Bibbia raccontata nel modo di Paolo Cevoli».

Il primo passo a Milano?

«Per lavoro, con tre locali: uno in via Torino, uno in Corso Buenos Aires e uno in Corso Venezia. Gestivo gli Italy&Italy. E tornerò a Milano anche con una linea di prodotti in vasocottura. Una figata esagerata. Non ho mai mollato il mio mestiere, ce l’ho nel sangue».

È anche la città dello Zelig.

«Sono state le Olimpiadi, sono passato dalle pataccate a una cosa clamorosa. Milano è la città delle possibilità, del fare. Anche il romagnolo è molto pratico. I primi milanesi li ho conosciuti a Riccione, erano i clienti della Pensione Cinzia, a Riccione impazzivano. Dicevo sempre: ‘Voi pensate solo a lavorare, non avete capito un c…, per quello adorate la Romagna. Qui si lavora e ci si diverte».

Ma per la legge del contrappasso è venuto a Milano per far ridere più gente…

«È vero, con Gino&Michele. È stato divertimento puro».

Ormai Milano è una seconda casa?

«I miei figli hanno deciso di viverci: Giacomo è qui da 10 anni, Davide si è trasferito 9 anni fa. Hanno frequentato uno Economia, l’altro Design industriale al Politecnico e si sono fermati qui».

E lei, non ha mai pensato di trasferirsi?

«Non ce la farei proprio, anche se è una città che mi trasmette energia».

Fra poco porterà al Manzoni anche il Libro Sacro.

«In questi 10 anni ho fatto spettacoli su storie importanti: ho portato Michelangelo, Mussolini o il cuoco della Penultima cena. Ora mi confronto con storie della Bibbia, ho cercato di guardare attentamente cosa ci volesse raccontare. Sono stato guidato anche da un coach, che conosce la Bibbia in aramaico. È piena di storie che sembrano perdersi nella notte dei tempi ma che sono attualissime. C’è il tema dell’ospitalità e dei migranti, c’è Sodoma e Gomorra, la Torre di Babele, Caino e Abele. Se accendi il Tg è pieno di storie della Bibbia».

E le racconta a modo suo, in chiave pop…

«Fan tutte morire dal ridere, è nella mia anima romagnola: capire e ridere sono due facce della stessa medaglia».

Qual è il personaggio che la ha colpita di più?

«Abramo, il padre di tutte le religioni, e poi Giobbe, la sfiga di Giobbe. Giobbe è ognuno di noi, quando le cose ti van storte. Tante storie mi piacciono, mi sono lasciato affascinare come un bambino che sente le favole raccontate dal nonno prima di addormentarsi».

Quali sono i suoi luoghi del cuore?

«Io arrivo sempre in treno, in Centrale. Vado su per il vialone e arrivo al Parco Indro Montanelli. Sono un grande camminatore, passeggio fino al Duomo. È il tratto di strada che faccio per rilassarmi. Poi ci sono tutti i posti nuovi, la zona di Corso Como, mi piace il casino».