Avvocato caduto in Tribunale, ora il Palazzo è da transennare. Simulato l'incidente/ VIDEO

Più di 400 transenne mobili per mettere in sicurezza un chilometro di parapetti troppo bassi

Il ministro Alfonso Bonafede con il capo della Procura Francesco Greco

Il ministro Alfonso Bonafede con il capo della Procura Francesco Greco

Milano 23 gennaio 2019 - Più di 400 transenne mobili per mettere in sicurezza un chilometro di parapetti troppo bassi. È l’unico possibile intervento d’urgenza che sarà attuato nei prossimi giorni a Palazzo di giustizia, dopo il dramma dell’incredibile caduta accidentale di un giovane avvocato dalle scale del quarto piano. Il ragazzo, 31 anni, che è rimbalzato sulla balaustra del terzo piano procurandosi lesioni gravissime, è ancora ricoverato in ospedale e potrebbe perdere l’uso degli arti inferiori. Ieri, intanto, gli uomini della squadra ispettiva speciale della Polizia locale hanno ricostruito la dinamica simulando la caduta con un manichino.

L’inchiesta aperta dalla Procura per ora nei confronti di ignoti, con ipotesi di reato lesioni colpose gravissime e violazione delle norme sugli infortuni sul lavoro, sta approfondendo i contenuti e la sorte delle molteplici segnalazioni partite negli ultimi anni da Milano e dirette al ministero di Roma circa la scarsa sicurezza sotto più punti di vista del Palazzo che ospita gli uffici giudiziari (il quale continua ad essere privo, fra l’altro, anche di un certificato antincendi).

Il problema è che pur persistendo una situazione di potenziale pericolo che riguarda interi percorsi di balaustre e parapetti decisamente troppo bassi almeno per i primi cinque piani dell’edificio, soluzioni immediate - salvo un improbabile sequestro dell’immobile - non sono immaginabili. E allora ecco che l’unica “toppa” possibile, per il momento, è riuscire a tenere i frequentatori del Tribunale - più di novemila persone in media tutti i giorni - lontani dalle zone pericolose con le transenne mobili.

In pratica, un chilometro complessivo di percorso tra scale e pianerottoli sui vari piani, sarà protetto con centinaia di transenne rimovibili che però i vertici degli uffici giudiziari non possono certo acquistare in quattro e quattr’otto in qualche negozio di ferramenta. Dunque se le faranno prestare dal Comune di Milano, che presto però le vorrà indietro dovendo utilizzarle già in primavera, per esempio, per un appuntamento sportivo tradizionale come la Stramilano. «Ho preso in carico tutte le istanze e i dossier e al ministero valuteremo le soluzioni per intervenire in via immediata ma strutturale», ha promesso l’altro giorno il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.

Vedremo. Restano le enormi difficoltà legate all’età dell’edificio (che risale agli anni ’30), ai suoi caratteri di monumento nazionale con conseguente necessità che qualunque modifica strutturale debba essere approvata dalla Soprintendenza, al fatto che i vertici giudiziari milanesi - per legge responsabili della sicurezza interna - non abbiano però budget di spesa adeguati, all’impossibilità di procedere senza bandi pubblici di gara per qualunque tipo di appalto. E tutto ciò non potrà essere certo superato in tempi brevi. In questo complicatissimo contesto appare perciò poco probabile che l’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano possa portare velocemente all’individuazione dei primi indagati.

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