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La Pallacanestro Milano al Palalido grazie all’avvocato amico di Obama

Piano italoamericano per riportare in A il club. Contatti col Comune di GIAMBATTISTA ANASTASIO

Il progetto del Palalido

Milano, 17 novembre 2015 - La presidentessa della squadra è la mamma della dirigente responsabile ma anche la suocera dell’allenatore. I tifosi sono in media 250, parenti dei giocatori compresi. Alla fine dell’anno il bilancio è simile «a quello di una cartoleria». Il profilo giuridico, infine, è quello dell’«associazione sportiva dilettantistica» (Asd). Questa è oggi la Pallacanestro Milano 1958. Ottanta i ragazzi delle giovanili che giocano sotto canestro in canotta biancazzurra, senza contare i dieci che disputano invece la Serie C Gold. L’allenatore, nonché marito della dirigente sportiva nonché genero della presidentessa è l’avvocato Daniele Cattaneo: «I regolamenti vietano di ricoprire sia la carica di allentatore sia quella di presidente, così ci siamo dovuti arrangiare».

Come gli appassionati di basket sanno bene, il passato della Pallacanestro Milano 1958 è glorioso. E non poco. La «PalMilano» ha militato in Serie A senza sosta alcuna dalla stagione 1964-65 alla stagione 1979-80. Tra il 1966 e il 1970 è salita per due volte sul terzo gradino del podio. Oggi la maglia è biancazzurra, ma negli anni d’oro - quelli appena accennati - era giallorossa con tanto di sponsor che sembrava prima di tutto un richiamo etico, una filosofia di vita e di squadra: «All’Onestà». Con la canotta della PalMilano hanno sudato e sognato giocatori del calibro di Sandro Gamba, Joe Isaac, Enrico Bovone, Tony Gennari, Dennis Grey e soprattutto lui, «lo Sceriffo»: Chuck Jura, statunitense. «Lotta Jura senza paura» cantavano i tifosi. Ora anche il futuro dela Pallacanestro Milano potrebbe tornare ad essere glorioso. Con un terzo tempo sulle nuvole, si può persino arrivare ad immaginare il ritorno, e nella massima serie cestistica, del derby tra l’Olimpia Milano e la Pallacanestro Milano. E tutto potrebbe tornare così in alto, così vicino alla dimensione del sogno, grazie ad altri statunitensi.

Ironia della sorte, anche grazie a chi ha sempre difeso il canestro opposto, quello dell’Olimpia oggi Armani Jeans: solo due settimane fa, è stato Tony Cappellari, storico direttore sportivo delle Scarpette Rosse, a contattare Cattaneo per fargli sapere che c’è chi vorrebbe investire nella sua Pallacanestro Milano per riportarla ai fasti di un tempo, per riportarla alla massima serie. E non si tratta di uno qualsiasi ma dell’avvocato (italo)americano Charles Bernardini, già collega di Barack Obama prima che questi diventasse presidente degli Usa, che a sua volta avrebbe dalla sua altri finanziatori. Cattaneo è ancora in attesa di conferme ulteriori, nel frattempo però Cappellari ha avuto un incontro con l’assessore comunale Chiara Bisconti. Motivo? Se tutto dovesse davvero concretizzarsi, la Pallacanestro Milano 1958 dovrà avere una casa grande quanto le sue ambizioni, sicuramente più grande di quello dove gioca oggi (a Bernareggio) per indisponibilità di quello dove ha sempre giocato negli ultimi anni: il PalaGiordani di via Cambini. Un solo impianto, oggi a Milano, può far posto ad un sogno così: il Palalido, quello che sembrava destinato a diventare l’arena dell’Olimpia in versione Armani Jeans. Così non sarà: per la prima squadra di Milano, quel palazzetto è ormai troppo poco capiente, pochi 5mila posti. La nuova PalMilano, se mai davvero nuova PalMilano sarà, tra ambizioni e dollari, dovrà invece riservare un posto, e centrale, allo spirito degli ultimi anni. è Cattaneo ad auspicarlo: «Ammesso si concretizzi qualcosa, spero, chiedo e credo si continui a puntare su ragazzi giovani, italiani, che al gioco del basket abbinino lo studio. A me non interessa – scandisce Cattaneo – un progetto in stile calcio, di quelli con la rosa piena di star che arrivano da fuori: noi facciamo basket in periferia, coi giovani e con le famiglie, sugli spalti abbiamo genitori e nonni. Io amo la Pallacanestro Milano, spero che tale spirito possa essere conservato senza che sia impedita la crescita della società». E Cattaneo fa tre nomi di coach che, se sostenuti, domani potrebbero pure riuscire in tale impresa: «Mattia Ferrari, Alfredo Bertani, Sergio Borghi».

giambattista.anastasio@ilgiorno.net