SIMONA BALLATORE
Cronaca

La pagella dei bambini con un semaforo a quattro colori: “Maestri, vi spieghiamo come ci valutiamo da soli”

I piccoli studenti della primaria Iqbal Masih, dell’istituto comprensivo Brianza, si presentano agli studenti dell’università di Milano-Bicocca

I ragazzi della quarta A in trasferta all’università dove hanno insegnato il loro metodo di autovalutazione ai futuri insegnanti

I ragazzi della quarta A in trasferta all’università dove hanno insegnato il loro metodo di autovalutazione ai futuri insegnanti

Milano – “Siamo la quarta A, una classe creativa e molto speciale perché facciamo una cosa che probabilmente solo noi pratichiamo in Italia cioè l’autovalutazione”. Così i bambini della scuola primaria Iqbal Masih, dell’istituto comprensivo Brianza, si presentano agli studenti dell’università di Milano-Bicocca. Tra le due realtà è nato un gemellaggio: gli universitari entrano a scuola per i tirocini, ma sono soprattutto i più piccoli a “dare dritte“ ai futuri maestri, spiegando come lavorano in gruppo e come regolano il loro apprendimento nelle diverse discipline e nel “lavoro libero”, per arrivare poi alla valutazione vera e propria: hanno progettato la loro pagella, che confrontano con quella compilata dagli insegnanti. Sono partiti dal “semaforo“ (utilizzato anche in altre scuole) e si sono accorti che “mancava un colore tra il giallo e il verde”: l’arancione, “quando sai fare quel lavoro però hai ancora bisogno dell’aiuto della maestra”.

“Abbiamo cominciato a svolgere lavori di autovalutazione già dalla prima – racconta la loro insegnante, Ilaria Dui, che lavora anche in università. All’inizio erano brevi domande, ripetute: sempre con colori indicavano se avessero trovato facile o difficile un lavoro e cos’era piaciuto di più. Poi abbiamo sperimentato una pagella personale, partendo dagli obiettivi. Adesso si occupano persino della parte grafica, hanno progettato la bozza della pagella”.

E com’erano fieri quando l’hanno mostrata in università, spiegando che hanno voluto inserire una colonna per i loro compagni di classe e un’altra per i punti da migliorare. “Hanno sorpreso tutti, persino me, controllando l’ansia da prestazione, quella costruttiva, in un contesto nuovo, grande, sfidante”, confessa la maestra. All’inizio sembrava complicato per gli universitari, abituati al voto “fatto e finito“, ma i ragazzi della quarta A hanno sciolto ogni dubbio, con semplicità.

“E se non siete d’accordo con la valutazione dei vostri maestri e compagni che si fa?”, chiedevano gli studenti di Bicocca, curiosi. “Se ne discute e poi si migliora”, risponde la quarta A compatta. “Il progetto rientra in “Bicocca con le scuole“, nato in pandemia e diventato un sito internet che raccoglie materiali e stimoli virtuosi per contaminare le scuole con percorsi didattici sperimentali in tutta Italia, sempre con la supervisione scientifica dell’università”, spiega Franco Passalacqua, ricercatore e responsabile del progetto, avviato e coordinato dalla professoressa e pedagogista Elisabetta Nigris.

“Questi alunni hanno ben chiara l’idea che apprendere non significa riempire la testa di nozioni. E non utilizzano questo approccio scientifico solo due volte l’anno, è un percorso che richiede tempo – prosegue – . Anche per i nostri studenti la pratica di ascoltare i bambini è fondamentale: viene prima di qualsiasi teoria”. “Le nostre pagelle servono a capire dove dobbiamo migliorare: utilizziamo gli obiettivi per riuscire ad autovalutarci. Altrimenti non possiamo dare la nostra risposta e questo vale anche per i maestri”, ci spiegano Enea e Mattia. Accanto ci sono i pallini rossi “se non sai fare ancora quel lavoro e hai bisogno di tanto aiuto dalla maestra”; arancione se lo sai fare ma hai ancora bisogno di una mano; col verde padroneggi un argomento così bene che lo puoi insegnare agli altri; “semaforo giallo” se sai farlo da solo ma non ancora spiegarlo ai compagni.

All’inizio le pagelle dei bambini e quelle dei maestri presentavano spesso colori diversi: “C’era chi si sovrastimava e chi si sottovalutava tantissimo – racconta Ilaria Dui –: adesso sono molto simili. I bambini sono molto più oggettivi sulle competenze acquisite, un pochino meno sul comportamento e sull’utilizzo dei tablet, con i quali pensano di essere espertissimi ma devono essere accompagnati. Ci si confronta anche su queste differenze e si acquisisce consapevolezza”. In un lavoro quotidiano, composto anche da interviste, che servono a misurare il benessere in classe e dov’è fondamentale il ruolo dei genitori, che applicano questo metodo anche nei compiti a casa. Si allenano un po’ tutti e danno consigli agli insegnanti d’Italia “perché così potete capire anche voi meglio i bambini, li potete aiutare a essere più autonomi e a capire da soli dove possono migliorare”, concludono orgogliose Aurora e Alice. La sfida per la quarta C ora è affrontare così non solo i termini che cambieranno l’anno prossimo per decreto - quando torneranno “ottimo“ e “insufficiente“ - ma anche i numeri delle medie. “Faranno tesoro di questa consapevolezza, non si lasceranno abbattere da un voto”, confidano gli insegnanti. “Ci aiuteranno nella vita”: la quarta A è sicura.