
La festa in sala consiliare e l’incontro con Fernando, “figlio” a tutti gli effetti
Lucido e chiacchierone. Ha ricordato gli anni in cui è stato assessore all’Urbanistica, consigliere regionale e amministratore comunale a Bollate come esponente della Democrazia Cristiana. E in particolare un aneddoto, "qualcuno mi aveva definito un amministratore terribile". Come mai? Perché controllava in modo meticoloso tutti gli atti amministrativi e in alcuni casi era stato la voce contraria all’interno del suo partito. È Carlo Galimberti (nella foto) che ieri mattina ha festeggiato in sala consiliare cento anni anagrafici (è nato il 22 giugno 1925), ma anche di impegno e passione civile. "Nella sua vita ha ricoperto incarichi pubblici con rigore e integrità", ha dichiarato il sindaco Francesco Vassallo consegnando una targa. Accanto a lui c’erano Emanuele Castelnovo, presidente della Cooperativa Edificatrice San Martino, Eugenio Barlassina presidente del consiglio comunale, don Alessandro Chiesa, parroco di Bollate e Ferdinando Enriquez originario del Perù, il figlio adottivo. "Carlo è stato volto storico della politica bollatese, è stato soprattutto testimone della politica e un esempio per tanti e per chi, negli anni ‘70, si avvicinava alla politica - hanno ricordato alcuni presenti -. Un uomo che ha sempre avuto il senso di fare le scelte giuste. Un uomo che ha sempre avuto entusiasmo e passione". Nato a Liscate nel 1925, Carlo è arrivato a Bollate con la sua famiglia nel 1932. Lavorò per un paio di anni all’Alfa Romeo di Milano e poi per 36 anni alla Salmoiraghi dove ricoprì anche l’incarico di sindacalista. Nel 1960 fu eletto per la prima volta consigliere comunale della Dc a Bollate: è rimasto per trent’anni in quel consiglio, gli ultimi cinque come assessore al Bilancio quando c’era come sindaco Elio Aquino. Politico, impegnato nel sociale e con un grande cuore.
Carlo aveva fatto parlare di sé perché all’età di 88 anni, pur non essendo sposato, è diventato padre adottivo di Fernando, peruviano, scappato dal suo Paese, che all’epoca aveva 46 anni. Lo conobbe nel 2009. All’epoca viveva in casa con la sorella, che era in fase terminale, qualcuno gli fece il nome di Fernando come badante. Lo accolse in casa e anche quando la sorella morì decise di tenerlo con sé, di farlo studiare fino a diventare operatore socio-sanitario. Anche quando il peruviano ha trovato altri lavori, i due sono rimasti sempre in contatto.È stato lo stesso Fernando a chiedere a Carlo se lo adottava come figlio. E così è stato: la sentenza di adozione è arrivata il 18 aprile del 2013. Lo scorso anno per Nando è arrivata anche la cittadinanza italiana.
Roberta Rampini