
Ospedale di comunità. Doccia gelata su Cesano
La notizia della realizzazione di case e ospedali di comunità sul territorio corsichese e nel quartiere milanese di Baggio, tre anni fa, aveva suscitato soddisfazione tra gli amministratori locali che da tempo chiedevano un maggior presidio sanitario sulle proprie zone. Per il bacino di utenza del Corsichese, oltre 150mila abitanti in totale, infatti, è sempre mancato un punto di riferimento sanitario locale, costringendo i cittadini (molti con fragilità, anziani e disabili) a rivolgersi agli ospedali San Paolo o San Carlo di Milano, geograficamente i più vicini a questo territorio.
Ora è arrivata la doccia fredda: niente ospedali di comunità, né a Cesano, né a Baggio, almeno per ora, a causa della rimodulazione dei progetti e delle risorse. "La Regione ha fatto fuori questi due punti dal Pnrr per la realizzazione dei presidi ospedalieri – denuncia il consigliere regionale in quota Pd Simone Negri, ex sindaco di Cesano Boscone per due mandati –. Dopo l’iniziale cambio di insegne su strutture già in uso, temevamo che qua e là le lacune in fase di pianificazione sarebbero emerse in particolare sulla costruzione di nuovi edifici. Proprio in questo ambito, inevitabilmente, le cose si sono complicate e sono emersi parecchi problemi, in aggiunta al fatto che spesso i presidi già formalmente attivi, anche per via della carenza di personale, sono “scatole vuote“. La recente deliberazione della giunta regionale – spiega Negri – ha rimodulato il Piano operativo regionale ed escluso dalla programmazione Pnrr case e ospedali di comunità. Forse, ma ancora non si sa con certezza, saranno finanziati successivamente con fondi regionali".
Una perdita enorme per il bacino di utenza che conta 300mila abitanti tra le strutture ipotizzate per Baggio e Cesano. "Regione – aggiunge il consigliere – ha deciso di tagliare senza coinvolgere le amministrazioni comunali: nessuna interlocuzione o confronto. La situazione è inaccettabile e fa emergere disuguaglianze a carico dei cittadini di diversi distretti, in particolare i fragili, nell’accesso al servizio sanitario: tra chi ha case e ospedali di comunità a pochi passi e chi deve ricorrere direttamente agli ospedali. Occorre intervenire – conclude Negri – con una strategia regionale, da mettere in cantiere subito, per rendere la distribuzione di questi servizi omogenea".