REDAZIONE MILANO

Dallo Smeraldo al World Trader Center, Oscar Farinetti: "Milano come Eataly"

"In città una linea più salutista e un ristorante ispirato alle quattro stagioni Apriamo a New York, Mosca e in Medio Oriente». Il fondatore della catena enogastronomica parla di Ortomercato e futuro di LUCA SALVI

Oscar Farinetti (Olycom)

Milano, 29 marzo 2016 - World Trade Center di New York, Medio Oriente, Mosca e Trieste. Queste le prossime bandierine sullo scacchiere planetario di Eataly, rivelate al Giorno da Oscar Farinetti. E mentre il multistore del food made in Italy allo Smeraldo, a due anni dalla nascita, si appresta a virare su una linea più salutista e inaugura un ristorante dedicato alle quattro stagioni, il fondatore del più grande mercato enogastronomico del mondo (oggi gestito da Andrea Guerra, presidente esecutivo, dai figli Francesco e Nicola e da Luca Baffigo, amministratori delegati), non disdegna di dire la sua sul prossimo sindaco, su possibili coinvolgimenti nell’Ortomercato e sul ruolo del Jobs Act.

Oscar Farinetti, qual è il bilancio dei primi due anni di Eataly in piazza XXV Aprile? «Eccezionale. La risposta ha premiato il format innovativo, con il palco dedicato a spettacoli e musica, in linea con la storia del luogo, i corsi, i ristoranti: oltre 1300 pasti al giorno, oltre 5 milioni di presenze. E poi 350 posti di lavoro assegnati a giovani lombardi, inquadrati quasi tutti a tempo indeterminato con il Jobs Act».

Tutti assunti senza limite? «Prima del Jobs Act, puntavamo ad assumerne in pianta stabile il 60-70%. Poi abbiamo superato il 90%. La politica può creare non posti di lavoro, ma uno scenario tale da stimolare gli imprenditori ad assumere e i lavoratori a farsi assumere. Il mondo è cambiato, non è più tempo di scontri tra le parti come nel dopoguerra. Tutte le volte che si attua una riforma sul lavoro bisogna trarne il meglio possibile. Noi ci mettiamo il coraggio, gli investimenti. I nostri lavoratori imparano un mestiere. Sei nostri panettieri si sono messi in proprio».

Quali gli stipendi? «Siamo sopra la media. In prima assunzione non meno di mille euro al mese. Con tutta una serie di vantaggi: la “quindicesima’’ di fine anno. Il diritto a un pasto al giorno nei nostri ristoranti».

Quali le prospettive future? «Essere sempre più presenti nel mondo. Ad agosto apriremo il secondo Eataly a New York, nella torre 4 del World Trade Center, sopra Ground Zero, con 5mila metri quadri dedicati all’arte come comunicazione e integrazione tra i popoli. A ottobre sbarcheremo al Prudential Center di Boston con 4mila metri quadri, a novembre a Mosca, 9mila mq. A dicembre nel Paese “più felice del mondo’’: la Danimarca. E abbiamo inaugurato il secondo store a Dubai. Nel Medio Oriente puntiamo anche su Riyad, Doha e Bahrein».

Tornando in Italia? «A settembre debutta l’Eataly di Trieste, dedicato ai venti, dalla bora al libeccio. Il nostro slogan “eat better, live better’’, mangia meglio, vivi meglio, aggiungerà “live more’’: e vivi più a lungo. Ci sarà una ulteriore diminuzione di sali, zuccheri e grassi nei nostri piatti, per una linea più salutista. Mangiare meglio anche per non pesare sul sistema sanitario».

Novità allo Smeraldo? «Abbiamo trasferito la parte pizza al primo piano, raddoppiando l’area e ricavando più spazi al piano terra per i punti vendita e per un piccolo ristorantino dedicato alle stagioni, dove il menù cambierà ogni tre mesi».

All’Expo da protagonisti: come giudica l’esperienza? «Ha trasformato Milano in una metropoli aperta al mondo. Come New York. Ci sono somiglianze tra le due città: newyorchesi e milanesi sono lavoratori, sempre gioiosi, con poco tempo a disposizione. E poco rompiballe. Ora servirebbe un sindaco che sposi questa vocazione internazionale».

Ha un suo favorito? «Per forza. Lo conosco bene, in quei sei mesi ci ho lavorato insieme. Parlo di Giuseppe Sala. Gli riconosco tre qualità: è profondamente onesto, è un manager capace di trovare soluzioni nell’immediato, è determinato. Nonostante le polemiche e le accuse strumentali ricevute, non ha mai mollato e ha portato a conclusione una manifestazione di grande successo. Niente da dire sugli altri candidati, perché non li conosco».

Eletto il sindaco, si farà avanti per l’Ortomercato? «Mi aveva cercato Nicolò Dubini, ho avuto una bella impressione. Vorrei combinare qualcosa».

Il presidente di Sogemi si è poi dimesso... «Parleremo con il prossimo».

di LUCA SALVI