
Oro, diamanti, rubini: i gioielli Scavia, un secolo dedicato alle donne
Un secolo di gioie. Collana Super Oscar o Antares, Anello Due Coni o Cobra o Ocean o Millennium, orecchini Sandra Dia o Drops, bracciale Liselot, parure Queens. Tripudio di oro, diamanti, smeraldi, rubini, opali, topazi, ametiste, tanzaniti... I gioielli firmati Scavia hanno collezionato premi internazionali ed esportato nei monomarca di Tokio, Almaty (Kazakhstan), Bangkok, Lugano, Dubai, la creatività del laboratorio milanese fondato da Domenico Scavia in corso XXII Marzo nel 1911, con boutique nella stessa via dal 1923. Storia raccontata in un’altra maison cittadina, coetanea e di uguale prestigio, la Casa Museo Bagatti Valsecchi, via Gesù (Quadrilatero della Moda, dove peraltro il marchio orafo si è insediato per anni in via Spiga e ora in via Rossari), con una mostra-guizzo di splendore: solo da oggi al 12 novembre, “Il secolo d’oro di Scavia. Una bellezza che incanta”. Poche teche colme di preziosi, nella Camera Rossa, Camera Verde, nel Salotto della Stufa Valtellinese, nella Galleria della Cupola e nella Sala della Madonna Bevilacqua, dove la Vergine ingioiellata a fine ’400 dal pittore Ambrogio Bevilacqua chiede chiaramente un restauro, a confronto degli sfavillanti ornamenti mondano-milionari che sappiamo indossati dalla regina di Thailandia piuttosto che dalle star di Hollywood. "Li creiamo, mai uno uguale all’altro, per far sentire bene le donne", ha spiegato Fulvio Maria Scavia, che non va in vacanza ma a cercare sfaleriti, simili e meno care dei brillanti.
Nipote del fondatore, si è presentato in bretelle rosse e ciabatte sui piedi nudi: "Io non porto gioielli, solo l’orologio regalatomi a 18 anni da mamma Sara". Sensibile pure al benessere della Madonna di un monastero del Lago d’Orta, derubata dell’antica corona, con il figlio Alessandro a lei ne ha dedicata una più moderna, ottenendo così l’indulgenza plenaria. Per le visitatrici del Bagatti Valsecchi ha invece ideato, a imitazione dalla salamandra scolpita nella vasca da bagno, con la prima doccia calda di Milano, un gioiellino d’argento dai poteri favolosi. A.M.