
Florencia insieme alla mamma Antonia Bianco uccisa dal suo ex
San Giuliano Milanese (Milano) «Una legge giusta , ma c’era bisogno di aspettare tutto questo tempo?". Se lo chiede Florencia Bianco, dodicenne quando sua madre fu uccisa dall’ex compagno. Oggi di anni ne ha 22 e non riesce a nascondere tutta la sua rabbia per un dolore che si rinnova, anche dopo una condanna all’ergastolo per il responsabile, perché la giustizia non cancella la sofferenza, che per questa ragazza si riaccende ogni volta che una donna perde la vita per mano di chi diceva di amarla. Florencia, figlia di Antonia Bianco, italoargentina uccisa a 43 anni il 13 febbraio 2012 dall’ex compagno Carmine Buono a San Giuliano Milanese (l’uomo, condannato in via definitiva al carcere a vita il 6 dicembre 2017, l’aveva colpita con una stilettata che le aveva perforato il cuore non lasciandole scampo), accoglie con favore, ma non senza rammarico, la stretta alle violenza sulle donne decisa dal Governo Draghi.
Una norma che servirà a prevenire e contrastare la violenza contro le donne. E che mette in campo una serie di misure per proteggere le vittime. Dall’estensione dei casi di procedibilità d’ufficio, senza cioè bisogno della denuncia, al fermo immediato di stalker e violenti in caso di imminente pericolo per la donna, all’aumento delle pene per chi è già stato ammonito per violenza domestica. Florencia, che negli ultimi anni come orfana di femminicidio ha lanciato numerosi appelli allo Stato, chiede alle istituzioni di non fermarsi proprio ora. Anche perché sua madre nel 2012, che prima di morire aveva provato a denunciare per tre volte per stalking e maltrattamenti lo stesso uomo che sarebbe diventato il suo killer, con questa nuova legge si sarebbe forse salvata. "Mi aspetto che questi provvedimenti vengano adottati immediatamente - spiega Florencia Bianco -. Non possiamo più aspettare. Ma c’è una cosa che mi mette rabbia: c’era bisogno di aspettare tutto questo tempo, tutte queste donne uccise per arrivare a un decreto legge del genere? Spero che la battaglia ora non si fermi". "Bisogna estirpare questo male - conclude -. Non voglio più sentire parlare di violenza o femminicidi".