Opera, donne sotto sfratto: “Ho visto la mia vicina avvolta dalle fiamme, non lo dimenticherò”

Parla l’amica della cinquantenne che si è data fuoco in Comune: “Ha implorato di non cacciarla di casa con la figlia e i nipotini e le hanno risposto con sarcasmo: le preghiere si rivolgono a Dio”

La manifestazione di solidarietà con le persone sfrattate: raccolte oltre mille firme

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Opera (Milano) – «Ho visto la mia vicina e compagna di sventura avvolta dalle fiamme. Una scena che non potrò mai dimenticare" . A parlare è la donna (che chiameremo Carla) che il 15 aprile scorso è andata in Comune a parlare di sfratto con la cinquantenne che si è data fuoco per protesta e disperazione nell’atrio del Comune. Per combattere la violenza si parla spesso di aiutare le donne garantendo loro case e lavoro. Poi però molte vengono abbandonate e diventano vulnerabili.

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È accaduto a Rozzano il mese scorso con cinque donne sotto sfratto nelle case Aler. Accade ora a Opera con gli sfratti dalle case comunali che hanno colpito in particolare due donne. Una è appunto la mamma che vive con una figlia e i suoi due figli e che si è data fuoco in Comune lunedì 15 aprile: è ancora in ospedale per le ustioni di secondo grado riportate. Abbiamo scelto Lisa come nome di fantasia.

“Carla“ vive con i suoi due figli minori e si è trovata lo sfratto esecutivo sul tavolo di casa, consegnato alla figlia quindicenne. Erano andate insieme in Comune quel drammatico lunedì. Sono vicine di casa nella palazzina comunale di via Cavedini oggetto di un’ondata di sfratti voluta con decreto lo scorso anno dalla giunta comunale. "Giorni prima del dramma sono tornata a casa e mi sono trovata sul tavolo lo sfratto esecutivo – racconta Carla –. Lo avevano consegnato a mia figlia di soli 15 anni. Sono rimasta senza parole. Preoccupata ho parlato con la mia vicina di casa (Lisa) e anche lei aveva ricevuto lo sfratto. Mi sono messa subito al telefono per chiedere un incontro in Comune. Avevo avvisato che la mia vicina era disperata e aveva minacciato di compiere un gesto estremo. Lei li ha pregati di non sfrattarla ma le hanno risposto: le preghiere si rivolgono a Dio. Una risposta che l’ha distrutta". Carla riesce a ottenere un appuntamento e con lei in Comune quel lunedì va anche Lisa.

«Ho chiesto aiuto anche per la mia vicina. A me hanno detto che comunque, avendo due figlie minori, non mi avrebbero sfrattato. La mia vicina di casa invece non è stata ricevuta, è rimasta nell’atrio. È andata fuori di testa perchè per una donna con figli e nipoti restare senza un tetto è un dramma. Il suo è stato un gesto annunciato che poteva essere evitato".

"Io dovrò andare dal giudice per lo sfratto il 29 maggio e sto vivendo un incubo. Ho rispettato il piano di rientro, anche se non riesco a pagare i nuovi affitti e le spese che sono molto alte. Ho chiesto un colloquio con il sindaco ma ancora non l’ho avuto". Oggi dovrebbe comunque incontrare un funzionario.

I fatti del 15 aprile hanno sollevato la protesta popolare sotto la sede del municipio e sono state raccolte oltre mille firme di solidarietà. "Basta con la finta inclusione – dice l’ex sindaco Ettore Fusco –. Non è bastata la signora che si è data fuoco in Comune per fare capire che i cittadini di Opera, soprattutto quelli che in questo momento sono stati sfrattati dalle case del Comune, devono essere ascoltati. Ora un’altra famiglia con due bambini piccoli è stata convocata in tribunale per uno sfratto esecutivo".

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