Deve essere condannata a 13 anni e mezzo di reclusione Daniela Giaconi, arrestata il 2 luglio 2019 perché accusata di aver gestito "di fatto" un presunto "sistema" basato su quattro onlus che avrebbero falsificato documenti per ottenere la gestione dell’accoglienza di centinaia di migranti, a cui veniva dato poco o nulla, perché ciò che interessava era solo "lucrare" sull’emergenza.
La richiesta è stata formulata dal pm Gianluca Prisco nel processo a carico anche di altri 10 imputati, per cui sono state chieste pene tra i 4 e i 7 anni. Giaconi, una delle 7 donne finite indagate nell’inchiesta, avrebbe gestito il "sistema" illecito delle onlus (Volontari senza frontiere, Milano Solidale, Amici di Madre Teresa Giuliani e Area Solidale). È accusata di associazione per delinquere (base tra il capoluogo lombardo, Lodi e Pavia), truffa allo Stato e autoriciclaggio.
La donna e gli altri (rappresentanti legali e presunti prestanome delle finte onlus), secondo l’accusa, avrebbero usato per "scopi personali" oltre 4,5 milioni di euro (lei si è comprata una casa e un negozio a Milano) dei circa 7,5 milioni ottenuti illecitamente partecipando a bandi delle Prefetture. La banda avrebbe anche garantito "supporto economico" a condannati per associazione mafiosa, consentendo loro "di richiedere" con documenti falsi "le misure alternative alla detenzione", perché figuravano come lavoratori delle onlus.
Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro