
Allestimento centro tamponi a Rho-Fiera
Milano - Ieri la Lombardia non è entrata solo in zona gialla: sono iniziate due settimane decisive per capire se, o meglio come, la tempesta di contagi da coronavirus diagnosticati nelle settimane di Natale e Capodanno impatterà sul suo sistema sanitario. In ballo c’è quella che il virologo Guido Silvestri, docente alla Emory University di Atlanta, definisce "la domanda da cento milioni", se sarà confermato, come emerge ora anche da "uno studio di un team di all stars", che "la variante Omicron causa "un’infezione clinicamente più lieve"; e cioè se questo "sarà sufficiente a compensare l’effetto della sua maggiore trasmissibilità".
Quella che con ogni probabilità in due settimane ha portato la Lombardia a 41.458 contagi scoperti con 229.055 tamponi in un giorno, l’ultimo del 2021, dai 5.590 che si diagnosticavano con 146.245 test ancora venerdì 17 dicembre. E i 13.421 positivi registrati ieri (di cui 4.475 nel Milanese e 1.794 in città) sono una frenata apparente, dovuta al rallentamento del weekend di Capodanno in cui si sono tamponate soprattutto persone con sintomi (il tasso di positività è schizzato al 19,8% dei 67.449 test). Anche in Lombardia, da almeno una settimana, non serve più un tampone molecolare “di conferma” per i sintomatici che risultano positivi al test rapido, ma nonostante questo, e nonostante l’allentamento delle quarantene per i vaccinati soprattutto da meno di 120 giorni o con booster, Milano si prepara al contraccolpo degli aspiranti guariti ed ex quarantenati della “tempesta di Natale”: oggi alle 11 apre un nuovo drive-through tamponi al parcheggio 5 della Fiera di Rho, messo in piedi in cinque giorni dal privato accreditato Gruppo San Donato; sarà aperto dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 17, a regìme avrà 12 linee per 4.500 test al giorno, solo gratuiti (cioè a carico del servizio sanitario nazionale) e solo su prenotazione o presentazione della prescrizione anche via mail del medico di base (il referto sarà accessibile sul fascicolo sanitario elettronico, via mail solo per i non residenti in Lombardia).
E però è "la domanda da cento milioni" a turbare i sonni degli addetti ai lavori, con gli occhi puntati sugli ospedali dove i ricoverati per Covid aumentano, ma non ancora con l’andamento esponenziale dei contagi: ieri si contavano 219 letti occupati in terapia intensiva, in aumento di tre in ventiquattr’ore (sabato erano arrivati a 222, cioè 41 posti sotto la soglia dalla quale scatterà la riapertura della maxi rianimazione del Portello), e del 34% rispetto ai 163 di due settimane prima, lunedì 20 dicembre, all’inizio della tempesta di Natale. Nei reparti, l’aumento in quindici giorni è invece superiore al 70%, da 1.257 ricoverati Covid il 20 dicembre a 2.147 ieri, con incrementi quotidiani di oltre cento quattro giorni su sette la scorsa settimana (ieri +95). Mentre rimane discontinuo l’andamento dei decessi causa Covid, che mercoledì scorso hanno superato quota 35mila lombardi uccisi in pandemia: il 20 dicembre se ne contarono 40, il lunedì successivo 12, ieri 19.
"Stiamo assistendo a un aumento più sostenuto dei ricoveri negli ultimi dieci giornii", conferma Francesco Blasi, primario di Pneumologia al Policlinico di Milano che ha "appena aumentato di un terzo i posti letto Covid, e li stiamo riempiendo rapidamente. I pazienti gravi sono per lo più non vaccinati o persone fragili con due dosi, sono veramente rari i vaccinati col booster". "È come assistere a due epidemie distinte - osserva Paolo Bonfanti, primario di Malattie infettive dell’Asst di Monza -: tra le persone non vaccinate ricalca le ondate precedenti, poi vi è l’epidemia che interessa i vaccinati, pazienti più anziani con diverse comorbidità, che raramente hanno fatto la terza dose".
Non c’è neanche un vaccinato con la terza dose, a quanto risulta al Giorno , nei venti letti Covid, tutti pieni, del Policlinico San Donato: i ricoverati sono non vaccinati (da Natale ne sono morti due) o persone anziane o fragili che non avevano avuto il richiamo, ma dalla rianimazione appena riaperta è transitato, fortunatamente per poco perché si è ripreso, anche un 17enne vaccinato con due dosi. Per i 16-17 enni, e per i 12-15 enni solo se fragili, il “booster” è iniettabile solo da una settimana. Secondo l’ultimo report dell’Istituto superiore di sanità, quasi uno su quattro dei casi diagnosticati in Italia nell’ultima settimana del 2021 riguardava gli under 20, con 105.827 contagiati, 399 ricoverati e sei in terapia intensiva tra il 13 e il 26 dicembre, e "un’impennata nelle ultime settimane" tra i 6-11 enni. Dalla Sipp, Società italiana di pediatria preventiva e sociale, arriva un appello a vaccinarli prima di farli tornare a scuola: a ieri, solo per uno su quattro dei lombardi tra 5 e 11 anni era stata prenotata l’iniezione.