Milano, mamma di quattro figli uccisa dal marito: "Lui sempre più violento"

Il delitto durante l’ennesima lite, l’assassino si è consegnato ai carabinieri Lo choc dei vicini: "Sentivamo spesso le urla, Wafaa maltrattata per anni"

Milano -  Il ritorno a casa all’ora di pranzo dopo una mattinata di lavoro come addetta alle pulizie. Il marito lì come tutti i giorni, disoccupato da tempo e poco o nulla collaborativo nella gestione della casa. Scoppia una lite, verosimilmente per motivi legati proprio alla gestione delle faccende domestiche, come ce n’erano da tempo anche per altre ragioni. L’uomo afferra un coltello in cucina, raggiunge la moglie in camera da letto e inizia a sferrare fendenti. Lei prova in tutti i modi a difendersi (e i tagli sulle braccia ne sarebbero la prima testimonianza), ma non riesce a contenere la furia omicida del marito, che mira a torace e addome e colpisce più volte, forse una decina in tutto. Poi getta la lama a terra, esce di casa e chiama prima il 112 per autodenunciarsi del delitto appena compiuto e poi uno dei quattro figli, che lavora non lontano da casa, per confessargli quanto fatto alla madre.

Dopo aver vagato per circa un chilometro, incrocia una pattuglia dei carabinieri e a loro ripete quello che ha già detto agli agenti della centrale operativa della Questura: "Ho ammazzato mia moglie". Berretto nero, giubbotto scuro e un paio di jeans a coprire i pantaloni della tuta sporchi di sangue, che quasi certamente indossava al momento dell’assalto killer. Sono le 12.30 di ieri, in viale Liguria. È la cronaca dell’ennesimo femminicidio, avvenuto nella tarda mattinata nel quartiere Barona di Milano: la vittima Wafaa Chrakoua era nata in Marocco 51 anni fa ed era sposata con Bouachib Sidky, connazionale di otto anni più grande e con cittadinanza italiana, che l’ha uccisa all’interno dell’appartamento al quarto piano dello stabile popolare di via Lope de Vega 1, una traversa di viale Famagosta a due passi dall’ospedale San Paolo. Il reo confesso, intercettato dai militari del Radiomobile, è stato poi preso in consegna dagli investigatori della Squadra mobile, coordinati dal pm di turno Sara Arduini e guidati dal dirigente Marco Calì. La coppia aveva quattro figli: oltre al ventiquattrenne che è stato chiamato dal papà e che è stato il primo a scoprire il cadavere insieme a un amico, ci sono una ragazza che attualmente vive in Francia e i due fratelli di 13 e 17 anni, che erano a scuola quando Sidky ha accoltellato a morte la cinquantunenne. Stando a quanto riferito dai vicini di casa, le discussioni tra marito e moglie erano frequenti, e nell’ultimo periodo si erano intensificate.

«Lui aveva un atteggiamento violento nei confronti della donna, era un orco – spiega la residente Virginia Testoni, referente di un comitato di inquilini –. Lei era tutta casa e lavoro e si dedicava ai figli: una bravissima persona". In passato, c’erano stati alcuni interventi delle forze dell’ordine, uno nel 2015 e due l’anno scorso, sempre per liti verbali tra i due. Niente che potesse far immaginare un epilogo così drammatico. "È stato uno scatto di rabbia", avrebbe detto nel corso dell’interrogatorio il cinquantanovenne, arrestato con l’accusa di omicidio volontario aggravato.

 

 

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