
Rilievi della polizia locale
Milano, 14 novembre 2021 - Condannata per omicidio stradale, ma la sua auto viaggiava a 23 chilometri all’ora. Qual è dunque il confine tra una guida distratta e la tragica fatalità? L’incidente mortale avvenne nel 2018 in via Solari, pieno centro: la donna al volante aveva all’epoca 83 anni, l’uomo che attraversò la strada con l’intenzione di salire su un tram qualcuno in più: 87. Una tragedia, quella che si compì una mattina di fine gennaio intorno a mezzogiorno, con caratteri molto particolari. L’età avanzata dei due protagonisti, non c’è dubbio. Ma anche la dinamica. La vittima era appena uscita dalla farmacia Solari e voleva attraversare la strada per raggiungere la fermata del tram 14, l’auto veniva da piazza del Rosario e andava verso piazza Napoli. In giro c’era traffico e il mezzo pubblico stava per arrivare alla fermata. L’anziana al volante era consapevole della situazione e difatti la sua Punto era quasi ferma: 23 km all’ora stabilirà una consulenza cinmatica. Improvvisamente, però, l’87enne attraversa la strada, non sulle strisce ma alzando un braccio. L’anziana al volante se lo vede spuntare all’improvviso e frena. Ma nonostante fosse quasi ferma, è troppo tardi. L’auto si blocca in pochi metri, ma una ruota urta il pedone ad un piede e gli fa perdere l’equilibrio. L’uomo cade e sbatte violentemente la testa contro il cordolo del marciapiede. Purtroppo morirà dopo un’agonia di tre mesi. Una tragedia che si poteva evitare? Colpa dei riflessi lenti della donna al volante o non piuttosto dell’azzardo del pedone nell’attraversamento? Il tribunale rivelerà pochi dubbi. La Cassazione ha detto più volte che l’autista può essere esente da colpa solo in caso di "imprevedibilità" di quanto avviene. E nel nostro caso, contesta l’accusa, si era in prossimità di una fermata del tram e la vittima aveva alzato il braccio. Però chi guidava - replica la difesa con l’avvocato Lamberto Rongo - andava pianissimo. E il braccio alzato era per segnalare la propria presenza all’autista del tram, non per fermare il traffico. II giudici di primo grado non vanno per il sottile: un anno e otto mesi di condanna per omicidio stradale, anche se alla donna non viene neppure revocata la patente. In secondo grado l’avvocato Rongo insiste: i tempi della frenata, spiega, non vanno calcolati da quando l’uomo alzò il braccio sul marciapiede, perché l’attenzione di chi guidava era concentrata sulla carreggiata, e lui era anche coperto da un cartellone pubblicitario. La corte d’appello conferma la condanna ma abbassa la pena a soli otto mesi, considerando il concorso di colpa della vittima nell’attraversamento. Dunque un colpevole dev’esserci praticamente sempre, in vicende come questa? L’anziana guidatrice, ormai 86enne, non si dà pace e forse ricorrerà in Cassazione.