
Maria Gedeone
Milano, 10 luglio 2017 - «Io ho rimediato lividi e traumi psicologici mentre quel povero ragazzo ci ha rimesso la vita: mi dispiace immensamente. Ci accomuna l’essere stati aggrediti dallo stesso uomo. E, il fatto che ora sia dietro le sbarre, per me ma anche per tanta gente del quartiere è una liberazione». Parla Maria Gedeone, 56 anni, che da oltre 20 gestisce il club privato Enigma in piazza Tirana 11. Un personaggio noto nel quartiere. Ad agosto 2016 aveva denunciato alla polizia Mostafa El Gatnaoui, il 52enne marocchino pluripregiudicato che ieri notte ha ucciso Roberto Farouk Samir Halim, 18 anni, egiziano, dopo una lite trafiggendogli il cuore con un cacciavite. Ieri mattina, appresa la notizia, Nuvola Nera (il suo nome d’arte) ha postato su Facebook: «È lo stesso “animale” che aveva colpito me». Dopo la tragedia, non usa mezzi termini.
«Uun tipo pericoloso - sottolinea -, che attaccava briga con tutti. Pure l’ex titolare di un negozio di parrucchiere era stato aggredito da lui, con il cacciavite». Un’arma che a quanto riferiscono i cittadini della zona «portava sempre in tasca, accanto a dosi di droga che spacciava». Nuvola Nera racconta quello che le è accaduto: «La sera del 27 agosto dello scorso anno ero in un bar di piazza Tirana, stavo festeggiando un compleanno con alcuni amici quando questo marocchino mi si è avvicinato e ha iniziato a palpeggiarmi dicendomi delle brutte frasi. Io sono stata un’attrice hard, ma questo non autorizza un uomo a trattarmi come vuole, senza rispetto. Così mi sono allontanata. Poi siccome continuava a molestarmi gli ho dato un colpetto sul viso, quasi amichevole, per fargli capire che non ero interessata alle sue avance». Pensava che la faccenda fosse finita lì. «Invece dopo mezz’ora è tornato, mi ha dato un pugno sul seno, mi ha stretto il braccio e poi mi ha colpito al volto con la mano facendomi cadere a terra. Sono svenuta e quando ho aperto gli occhi ero stesa sul marciapiede fuori dal bar». Al Pronto soccorso le è stato riscontrato un ematoma al seno destro e un’ecchimosi al braccio destro. E il 31 agosto lei ha sporto denuncia al commissariato di polizia Lorenteggio. «In tutti questi mesi vivevo in un incubo: ogni volta che lo incrociavo cambiavo strada per paura: pretendeva che io ritirassi la denuncia. Sapevo che era un tipo pericoloso, girava col cacciavite in tasca. Era così litigioso che veniva spesso allontanato dai bar». L’arresto è una liberazione. «Otto giorni fa la polizia mi ha contattata per chiedermi se fossi intenzionata a mandare avanti la denuncia. Io ho detto di sì, non ho mai cambiato idea».