Milano, 23 ottobre 2023 – “Mi dispiace per quanto accaduto, per aver assassinato Marta con la quale avevo un buon rapporto. Per prenderle il bancomat e poter prelevare tutti i mesi, l'ho uccisa colpendola al collo con un coltello". Lo ha ammesso Domenico Livrieri, il quarantaseienne arrestato tra venerdì e sabato con l'accusa di aver ucciso la vicina di casa Marta Di Nardo, di 60 anni. Un delitto già confessato con dichiarazioni spontanee ai carabinieri che lo portavano in carcere quella notte e poi confermato al gip all'udienza di convalida.
“Mi dispiace - ha aggiunto Livrieri - non è stata colpa mia ma dei miei familiari che non mi aiutavano”. Il quarantaseienne viveva da solo, alla scala C del caseggiato Aler di via Pietro Da Cortona 14 in zona viale Argonne, mentre la Di Nardo nella scala D.
Al gip ha raccontato di averla conosciuta in un bar della zona e di avere con lei un rapporto di amicizia e assistenza reciproca: la donna gli preparava da mangiare e gli prestava denaro secondo quanto spiegato dallo stesso Livrieri. E la mattina dell'omicidio, il 4 ottobre, Livrieri l'aveva chiamata al telefono (alle 8.28: quella, come accertato in seguito, è stata la sua ultima conversazione) per restituirle 20 euro. Quindi la donna lo aveva raggiunto a casa. Poi, sempre secondo quanto riferito dall'uomo, mentre erano seduti sul bordo del letto a conversare, lui aveva tirato fuori un coltello nascosto in precedenza sotto la coperta per poi sferrarle un fendente al collo mentre la donna era di spalle. "Un coltello da cucina lungo 50 centimetri".
Poi l'uomo ha nascosto il corpo sotto il letto e lì lo ha lasciato per una settimana, dopo aver pulito il pavimento dal sangue. Infine, la decisione di tagliarlo in due pezzi con la stessa arma del delitto. Livrieri ha quindi avvolto ciascun pezzo in due coperte e infilato tutto sul soppalco della cucina, sopra una botola. E lì il cadavere è rimasto fino al sopralluogo dei carabinieri del 20 ottobre.
In quei giorni Livrieri è andato a casa della vittima, ha trovato i codici delle sue carte (Postamat e Postepay) e ha prelevato 170 euro con le sue carte. A casa della Di Nardo ha anche mangiato e lì si rifugiava anche per non sentire il cattivo odore che col passare dei giorni impregnava sempre di più il suo appartamento. Al punto che alla sorella, che un giorno era andata a fargli visita, aveva raccontato che la causa dei miasmi fosse “carne andata a male”.
Ora, la gip di Milano Alessandra Di Fazio ha stabilito che Livrieri dovrà restare in carcere, accogliendo la richiesta di misura cautelare del pm Leonardo Lesti: per “l'estrema gravità dei fatti commessi, la personalità dell'imputato capace di crimini efferati come già fatto in passato, l'unica misura applicabile è quella della custodia cautelare in carcere”.
Livrieri, infatti, ha svariati precedenti, non solo per reati contro il patrimonio ma anche per violenza sessuale e sequestro di persona: per quest'ultimo era stato condannato in abbreviato a 2 anni e otto mesi di reclusione. Il 5 luglio del 2021, per il reato di violenza sessuale e lesioni, era stata disposta nei suoi confronti la misura della custodia cautelare in carcere, poi sostituita a settembre dello stesso anno con la misura della libertà vigilata, a sua volta sostituita a marzo del 2022 con quella della Rems, struttura sanitaria di accoglienza per gli autori di reato affetti da disturbi mentali e socialmente pericolosi. Nella struttura, però, non ci è mai andato per "mancanza di disponibilità - scrive il gip Alessandra Di Fazio nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere per l'omicidio -, nonostante i ripetuti solleciti del pm alle autorità di competenza".