Condannato per l’omicidio De Falchi, gambizza un amico e torna in carcere

Raid per un debito di droga. Nel 1989 Bonalda picchiò il tifoso romanista

La vittima Antonio De Falchi

La vittima Antonio De Falchi

Milano, 20 settembre 2017 - «Hai una sigaretta?». È il 5 giugno del 1989, soleggiata domenica di fine primavera: al Meazza è in calendario Milan-Roma. Antonio De Falchi, tifoso giallorosso di 19 anni, è appena sceso al capolinea del tram 24 e si sta dirigendo verso il cancello 16 dello stadio, quello riservato ai fan della squadra ospite. Viene agganciato con una scusa qualunque, la più banale che ci sia, dai ragazzi che poi ne provocheranno la morte. La loro intenzione è chiara sin dall’inizio: individuare un rivale e dargli una lezione. L’ingenua risposta del ragazzo, che evidenzia l’inconfondibile accento «romanesco», dà il segnale al resto del gruppo. All’improvviso, spuntano una trentina di persone, che fino a pochi secondi prima erano acquattati dietro una costruzione in cemento.

De Falchi e gli amici scappano. In tre riescono a fuggire, il 19enne cade e viene subito aggredito da dieci belve che si definiscono tifosi rossoneri: calci e pugni, due in particolare si accaniscono sul corpo intrappolato tra asfalto e piedi che colpiscono con feroce violenza. Il pestaggio è fulmineo, ma avrà effetti devastanti. Sulle prime, De Falchi pare solo stordito, ma dopo pochi secondi si accascia a terra: un poliziotto cerca di rianimarlo prima con la respirazione bocca a bocca e poi un massaggio cardiaco. Tutto inutile. Così come si rivelerà tragicamente vana la corsa in ambulanza al vicino ospedale San Carlo. I medici del pronto soccorso non possono che arrendersi all’evidenza: Antonio è morto. Non per le botte ricevute, bensì per un infarto favorito da una lieve malformazione a una coronaria, come accerterà l’autopsia. Morto di terrore, verrebbe da dire.

L’inchiesta e il successivo processo porteranno a una sola condanna, per omicidio preterintenzionale: 7 anni all’allora 20enne Luca Bonalda. Ora, a 28 anni di distanza, quel nome è rispuntato per un altro fatto di cronaca: il milanese classe ’71 è stato arrestato dai carabinieri della Compagnia di Desio con l’accusa di aver gambizzato un amico (colpito al ginocchio da un colpo calibro 7.65) che non aveva saldato un debito di droga da 5mila euro la mattina del 28 agosto a Muggiò. Le indagini dei militari hanno fatto emergere un altro dettaglio: in tutto questo tempo Bonalda, residente a Villapizzone, non si è mai allontanato da San Siro, visto che la domenica vendeva panini su uno degli autonegozi che circondano l’impianto nei giorni delle partite.

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