SIMONA BALLATORE
Cronaca

Oliviero Toscani, l’abbraccio della sua Milano e dei figli. Olivia: “Io, innamorata di papà”

Tantissimi milanesi non hanno voluto perdersi la mostra-tributo realizzata da collaboratori e amici del fotografo sovversivo

La moglie Kirsti Moseng, con Rocco, Lola, Ali e uno dei nipotini

La moglie Kirsti Moseng, con Rocco, Lola, Ali e uno dei nipotini

Milano, 20 gennaio 2025 – “Viva Oliviero!”: l’urlo degli allievi di Toscani, a Palazzo Reale, è seguito da un applauso intenso, da una staffetta di ricordi e dal pellegrinaggio dei milanesi, in coda per due ore e più pur di vedere la mostra-tributo, realizzata in tempi record, e mettersi in posa davanti alla sua squadra di collaboratori e amici, nei set allestiti in ogni stanza, circondati dalle opere più celebri del fotografo sovversivo. Faranno parte anche loro del progetto di Oliviero Toscani, “Razza umana“, nato nel 2007 e che continua.

I milanesi in coda anche per più di due ore per vedere la mostra-tributo
I milanesi in coda anche per più di due ore per vedere la mostra-tributo

È il giorno dell’abbraccio della sua Milano, ma anche dell’abbraccio tra le figlie, tra la più grande, Olivia, e la più piccola, Ali, mentre Rocco - che assomiglia così tanto al papà - si aggira per le sale con macchina fotografica al collo e Lola rompe il ghiaccio disegnando con parole e immagini un ritratto di Oliviero Toscani: “Cosa mi direbbe mio papà? “A voce più alta, scandisci bene e non fare la timida“: ci proverò”.

“Eri come il sole: troppo vicino bruciavi, troppo lontano congelavi – continua –. Brutale, senza compromessi, potente, scomodo, bellissimo. Impossibile descrivere il tuo entusiasmo, le partenze prima dell’alba. Anche parcheggiare con te era uno spasso. Ci hai insegnato che nessun dettaglio è piccolo e che tutto deve essere fatto bene”. “Avevi ragione papà, boss, capo – ammette Lola –: sei stato forte, manchi già e mancherai per sempre”.

Il set del progetto “Razza umana“, che non si fermerà
Il set del progetto “Razza umana“, che non si fermerà

Seduta in sala c’è anche la prima figlia, Olivia, nata dal precedente matrimonio con Agneta Holst, che – archiviate antiche tensioni, finite anche sulla stampa nel 2018 – vuol condividere pubblicamente il suo ricordo: “Siamo nati e cresciuti insieme negli anni Sessanta, prima ancora che la storia del glamour e la pubblicità fossero su di lui. Sono su tutte le sue campagne da bambina, in quelle della Rinascente e su Vogue bambini. Ho amato molto mio padre, abbiamo avuto molti problemi poi durante la crescita, ma è stato un fulmine a ciel sereno. Abbiamo vissuto il meglio. Poi è andata come andata, ma saluto la mia famiglia, i miei fratelli, Kirsti (terza moglie di Toscani, ndr) e Milano, che è la città dove sono nata”.

Olivia Toscani, figlia di Oliviero e Agneta Holst
Olivia Toscani, figlia di Oliviero e Agneta Holst

Il giorno della morte del padre, Olivia aveva postato sui social la foto di un abbraccio tra loro. “Aveva 24 anni il mio babbo quando son nata io – ha ricordato a Il Giorno, davanti a una delle sue fotografie più celebri, “Chi mi ama mi segua“ –. Quelli che abbiamo passato insieme sono stati gli anni della libertà: cavalcavi il cavallo. Ho cavalcato cavalli che non erano addomesticati. Poi i problemi li abbiamo avuti, come in tutte le famiglie. Ma ho bei ricordi di lui. Oggi ho tre figli meravigliosi e ringrazio babbo”.

La “staffetta“ di ricordi dei suoi collaboratori e allievi
La “staffetta“ di ricordi dei suoi collaboratori e allievi

Ali Toscani, accanto alla mamma Kirsti Moseng e alla foto del bacio tra il prete e la suora del 1991, è emozionata per l’omaggio che la città di Milano ha riservato a suo padre: “È stato preparato tutto così velocemente ed è bello, si vede che è stata un’iniziativa autentica, che la città che ha portato il never ending project di Olivero, “razza umana“, lo continuerà nel tempo”. In mezzo ci sono i ricordi dei suoi collaboratori e allievi, degli amici al di fuori del mondo patinato, dei cittadini in coda, del sindaco Giuseppe Sala, dell’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi e di Stefano Boeri, che hanno raccontato il suo sogno della scuola popolare di fotografia, mai decollato, un’eredità da cogliere.

“In un mondo in cui, da dietro una tastiera, in maniera celata, ognuno dice la sua, provoca, parla della qualunque, Oliviero era uno che ci metteva la faccia con grande intelligenza”, sottolinea il sindaco. “È confortante vedere questa Milano che si raccoglie e testimonia un suo credo - conclude -, siamo qua per affetto ma anche perché crediamo alle cose che Oliviero ha fatto e a un certo modo di vedere la società”.