Olimpiadi 2026, rispunta Domenicali: è lite

Guerra aperta sul manager che dovrà gestire i Giochi invernali Milano-Cortina

Il presidente di Lamborghini, Stefano Domenicali

Il presidente di Lamborghini, Stefano Domenicali

Milano, 10 ottobre 2019 - La pace olimpica fin qui instauratasi tra le istituzioni sembra finita. Ad interromperla sono state le tensioni generatesi ieri tra il Governo e il Coni, tra il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, e il presidente del Comitato olimpico nazionale, Giovanni Malagò, in merito alla nomina del manager che dovrà guidare la società di gestione delle Olimpiadi Invernali del 2026, quelle vinte dall’accoppiata Milano-Cortina. Dopo l’incontro tenutosi lunedì a Verona tra il Governo, il Coni, le Regioni Lombardia e Veneto, i Comuni di Milano e Cortina, sembrava pacifico che quella per la carica di Chief Executive Officer (Ceo) dei Giochi fosse una corsa a tre.    In lizza Tom Mockridge, ex amministratore delegato di Sky, Alberto Baldan, ex Ceo della Rinascente e ad di Grandi Stazioni Retail, e Vincenzo Novari, ex amministratore delegato della compagnia telefonica 3. Questi i nomi inclusi nella short list curata dai cacciatori di teste della Spencer Stuart. Poi il giallo: Spadafora ha fatto sapere che in corsa c’è anche Stefano Domenicali, oggi presidente e ad della Lamborghini e dal 2008 al 2014 direttore della gestione sportiva della Ferrari. Un nome, quello di Domenicali, già emerso nei mesi scorsi e che pareva tramontato. Ora pare sia accreditatissimo. E a spingere per la sua nomina sarebbe proprio Malagò. È stato Spadafora, ieri, a sollevare il caso: nel primo pomeriggio fonti romane affidano alle agenzie di stampa «l’irritazione del ministro per le modalità che hanno portato al reinserimento di Domenicali nella short list dei possibili Ceo dei Giochi Invernali». Dal Coni replicano a stretto giro di posta: «Malagò non è interessato al nome del manager per Milano-Cortina e non c’entra nulla col nome di Domenicali o con altri nomi, tanto che non andrà nemmeno ai colloqui e agli incontri sul punto in questione».

Non è finita: «È la Spencer Stuart che ha scelto i nomi – sottolineano ancora dal Coni –. Per quanto è noto agli addetti ai lavori, il nome di Domenicali per la prima volta lo ha fatto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, e non Malagò che si è chiamato fuori». Parole che convincono Spadafora ad uscire allo scoperto: «Mi sorprende che il Coni riferisca di essere estraneo al processo decisionale relativo alla nomina del Ceo per le Olimpiadi 2026 – attacca il ministro allo Sport in una nota –. Pur non essendo a conoscenza dell’esistenza di un incarico formale nei confronti di Spencer Stuart, risulterebbe che questa sia stata inizialmente indicata dal Coni al Comitato ristretto. Il Governo, in ossequio al principio dell’autonomia dello sport, si è tenuto fuori dal Comitato ristretto per la scelta del Ceo – sottolinea il ministro –, all’interno del quale, invece, il Coni sarà presente, a quanto si apprende, col proprio segretario generale».

«Nell’ultima riunione a Verona – riprende la nota –, l’iniziale lista di 6 candidati è stata ridotta a 3. Né nella prima né nella seconda lista era presente il nome di Domenicali, il quale, è stato riferito in riunione, non era nella condizione di garantire la propria disponibilità».  «Al termine dell’incontro il presidente Malagò ha dichiarato che sperava in un eventuale ripensamento di Domenicali, poi puntualmente avvenuto poche ore dopo. Il Governo non entra nel merito del processo di selezione. Conosciamo le capacità di Domenicali. Ho messo tuttavia in discussione il metodo e la poca chiarezza rispetto a quanto era emerso, pubblicamente, solo poche ore prima».  

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