BENEDETTA BORSANI
Cronaca

"Negro di...", offese al rugbista della Nazionale. Mbandà: insultato nella mia Milano

"Solidarietà da tutta Italia"

rugbista della nazionale azzurra Maxime Mbandà

Milano, 1 dicembre 2019 -  Prima dei Mondiali, quando l’ho incontrato sugli spalti del “Giuriati”, casa del rugby milanese, dov’era venuto a vedere giocare i suoi ex compagni, aveva detto: «Per me è un onore e un privilegio indossare la maglia azzurra». Lui è Maxime Mbandà, 27 anni, flanker della nazionale. Giovedì sera, tornato nella sua Milano, si è sentito dire: «Tornatene al tuo paese negro di merda». E lo ha denunciato. «Non ci ho visto più – dice al telefono dal Galles, dov’è in trasferta con le Zebre –. Erano anni che non mi capitava. Di solito mi faccio scivolare addosso certe battute, ma stavolta il modo, il tono; non potevo farla passare».

Cos’è successo? «Stavo andando a cena con i miei genitori e mia zia. Io e la mia compagna eravamo in auto quando ad un certo punto uno ci taglia la strada tanto che per evitarlo ho dovuto inchiodare..»

E da lì il diverbio... «Sentirmi dire di tornarmene “al mio paese”! Non l’ho sopportato. Io sono italiano, gliel’ho urlato in faccia. Sono nato e vivo qui. Nessuno dovrebbe permettersi di dire frasi del genere».

Sei sceso dalla macchina.. «Sì e con il senno di poi non lo rifarei. Solo per l’educazione mi sono trattenuto dal mettergli le mani addosso. Comunque non l’avrei fatto perché sarei passato dalla parte del torto».

Ti ha riconosciuto? «No, ma quando mi ha visto in piedi ha preferito non scendere ed è ripartito rigandomi apposta la macchina».

Ha sporto denuncia? «Certo. Ho preso la targa e la zona era piena di telecamere che potranno dimostrare quanto accaduto. Sono stato umiliato, io e la mia famiglia. Inaccettabile».

Cosa ti hanno detto a cena? «All’inizio non volevo dire nulla, ma hanno capito che qualcosa non andava. Non ci ho dormito la notte. Il giorno dopo sono andato ad allenarmi e la mente si è liberata dai pensieri. Poi nel viaggio per venire in Galles ho deciso di scrivere quel post».

Un post scritto non a caldo... «Non pensavo che avrebbe avuto questa eco. Ma non volevo che un episodio così passasse sotto silenzio. Siamo nel 2019 e ancora c’è chi urla certe frasi meschine e ipocrite».

Tanti post di solidarietà... «Reazione bellissima. Sono commosso. Sono nel mio Paese e me l’hanno fatto sentire».

Una lezione da tutto questo? «Sì, non criticare mai un libro dalla copertina. Ora ti saluto, devo concentrarmi sulla partita». Dragons contro Zebre, perché Mbandà si è forgiato sui campi milanesi, ma ora è un professionista che porta nel mondo il rugby italiano.