REDAZIONE MILANO

Via Borsi, inquilini regolari comprano le serrature per contrastare gli abusivi

Occupato un alloggio su tre: costretti a fare da soli di Giambattista Anastasio

Via Borsi

Milano, 3 giugno 2015 - Alla fine si sono dovuti rassegnare a fare da soli. «Né poliziotti né ispettori Aler»: nel caseggiato popolare di via Borsi 14 sono gli inquilini a contrastare il fenomeno dell’occupazione abusiva degli alloggi. O meglio: un gruppo di inquilini. Per l’esattezza «gli inquilini paganti della scala A e H»: così loro stessi chiedono di essere indicati. «Né nomi né cognomi perché qui le ritorsioni sono all’ordine del giorno, perché abbiamo figli adolescenti e questa gente non rispetta neanche i nostri anziani». «Né nomi né cognomi» perché sono gli abusivi a comandare. Un’inquilina residente in via Borsi 14 ormai da decenni se l’è sentito gridare in faccia da uno di loro, nordafricano come quasi tutti gli altri, occupante di un appartamento alla scala G, quando gli ha chiesto che abbassasse la musica e ponesse fine ad una festa notturna con almeno 30 partecipanti. Al civico 10 della stessa via un anziano racconta di essere stato aggredito esattamente per lo stesso motivo. Fatti che «gli inquilini paganti» circostanziano mostrando le denunce presentate alle forze dell’ordine. «Fatti i c...i tuoi»: questa la legge non scritta che gli irregolari vogliono imporre a tutti gli altri.

E invece? Invece tra gli inquilini incontrati ieri mattina c’è chi pensa che «è arrivata l’ora di smettere di soccombere: 120 gli alloggi del civico 14, un terzo quelli occupati, può anche bastare così». Sono una decina, quasi tutte donne, tra loro c’è chi abita in via Borsi addirittura dal 1951. Tutti insieme a cercare di contrastare gli abusivi ricorrendo ad accorgimenti di buon senso uniti a qualche decina di euro e a tanto spirito di squadra. Senza aspettare l’Aler, questo gruppo di inquilini ha appena acquistato a sue spese due serrature blindate e le ha montate sulle porte di altrettanti alloggi, uno al secondo e uno al terzo piano della scala B. Cambiate le serrature, gli stessi inquilini si alternano nell’entrare negli appartamenti, aprire le finestre e controllare che tutto sia in ordine. «Questi alloggi sono a rischio occupazione – spiegano loro –. E non solo perché sono rimasti vuoti. In questi giorni, non a caso giorni di festa, ci sono state altre avvisaglie, le solite, le tipiche. Un esempio? I portoncini che conducono nel palazzo costantemente aperti perché qualcuno ha voluto rompere una chiave nelle serrature». Capito? Il fenomeno delle occupazioni ormai è talmente radicato in via Borsi che gli inquilini hanno imparato a conoscerne e riconoscerne le dinamiche. «La situazione è degenerata soprattutto negli ultimi 5 anni» dice l’inquilina che vi abita dal ’51. «Siamo costretti ad abbattere le porte e a sostituire serrature e chiavi per evitare le intrusioni degli irregolari: si rende conto del paradosso?» chiede un’altra inquilina. C’è chi ha portato con sé un foglio inviato a tutti da Aler: «Nuovi contatti» si legge nell’intestazione e subito sotto ecco il numero di telefono «operativo 24 ore su 24, sette giorni su sette» della «task force per contrastare l’abusivismo». «Rispondono poco e quando rispondono ci mettono tempo a venire» protestano gli inquilini. Anche per questo c’è un’idea che potrebbe presto farsi largo tra la squadra dei volontari anti-occupazioni abusive: «Smettere di pagare l’Aler». giambattista.anastasio@ilgiorno.net