Kit per nutrire i futuri astronauti: "Coltiveremo verdura su Marte"

Da Pieve Emanuele al deserto dell'Oman, lo scienziato Francesco Cavaliere protagonista dell'esperimento

Francesco Cavaliere con l'orto idroponico

Francesco Cavaliere con l'orto idroponico

Pieve Emanuele (Milano), 29 dicembre 2017 - «Hortextreme:2035 orti su marte». Non si tratta del titolo di un film di fantascienza ma di un progetto che parte a febbraio che vede fra i protagonisti un cittadino di Pieve Emanuele, Francesco Cavaliere, del dipartimento di Fisica dell’Università Statale di Milano. Realizzato da Asi, Enea e Università di Milano nell’ambito di un esperimento di biologia delle piante, il progetto italiano “HortExtreme” è stato selezionato per la missione Amadee-18 in quanto consente di sviluppare ecosistemi chiusi per la produzione delle risorse necessarie alle missioni umane di esplorazione del sistema solare. Teatro di questa sperimentazione è il deserto del Dhofar in Oman, dove cinque astronauti simuleranno la vita dei futuri coloni del pianeta rosso in un ambiente affine, nutrendosi anche di ortaggi.  Un progetto che ricorda la scena del film “The Martian” di Ridley Scott: l’astronauta Mark Watney, abbandonato su Marte, realizza un orto che gli consente di sopravvivere. L’idea nasce da una precedente esperienza estrema di Francesco Cavaliere in Antartide, dove ha realizzato un modulo gonfiabile capace di resistere a venti che soffiano a cento chilometri orari e a temperature di 40 gradi sotto zero.  «Grazie all’esperienza maturata svolgendo esperimenti scientifici in ambienti estremi e ostili e alla necessità di sistemi di sopravvivenza sia degli umani sia della strumentazione, forniremo il contributo necessario all’installazione dei sistemi di coltivazione idroponica», spiega Francesco Cavaliere, che ha operato con il collega Marco Potenza. «Si tratta di realizzare coltivazioni in uno speciale contenitore di 4 metri quadrati - racconta - un “orto minimo” dove far cresce ortaggi, tra cui il cavolo rosso, la rucola e una varietà di radicchio. Prodotti selezionati perché completano il loro ciclo vitale in circa 15 giorni e offrono un corretto apporto nutrizionale. Una coltivazione fuori dalla terra e senza pesticidi».

La partenza è prevista per il 30 gennaio. I ricercatori rimarranno nel deserto per una settimana, per dare il via all’orto minimo. La missione complessivamente durerà un mese. «Per ora insegniamo agli astronauti a coltivare in condizioni simili a quelle marziane - prosegue Cavaliere - comunque a partire dal 2035, con i primi viaggi su Marte, sicuramente saranno sperimentati anche i primi orti». Il progetto italiano HortExtreme rientra in una missione che prevede complessivamente 19 esperimenti proposti da istituzioni di tutto il mondo. «Siamo orgogliosi che un nostro cittadino - commenta il sindaco Paolo Festa - sia protagonista di un progetto di interesse globale». 

 

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