Nuovo stadio a San Siro, il Comune: serve un’attenta analisi

Sala prende tempo. I club: inaugurazione nel 2023. Il nodo dei conti

Alessandro Antonello e Paolo Scaroni

Alessandro Antonello e Paolo Scaroni

Milano, 11 luglio 2019 – La nota  di Palazzo Marino è lapidaria: «Il documento pervenuto è estremamente corposo e consta di oltre 750 pagine. Meriterà quindi un’attenta analisi da parte dei tecnici del Comune e solo a valle di ciò si potranno esprimere le prime valutazioni». Il sindaco Giuseppe Sala e l’assessore all’Urbanistica Pierfrancesco Maran prendono tempo sul «Progetto di fattibilità tecnico economica» per la realizzazione del nuovo stadio di San Siro, progetto inviato ieri pomeriggio da Milan e Inter all’amministrazione. Dopo mesi di annunci e qualche polemica (ricordate il battibecco tra Sala e il presidente rossonero Paolo Scaroni lo scorso 24 maggio, il giorno dell’assegnazione delle Olimpiadi invernali 2026 a Milano-Cortina?), le due società calcistiche milanesi hanno finalmente messo le carte in tavola. Ma il Comune non può ancora mostrare le sue.

Il progetto rossonerazzurro dovrà essere attentamente analizzato dagli uffici tecnici comunali per capire se le condizioni proposte dai club sono compatibili con le esigenze e i conti del Comune. Serviranno almeno tre mesi. Il problema è soprattutto economico. Sì, perché l’amministrazione comunale è proprietaria di tutta l’area su cui Milan e Inter vorrebbero costruire il nuovo stadio di categoria 5 (il più alto assegnato dall’Uefa) e il distretto multifunzionale (centro commerciale, spazi ricreativi, uffici e hotel). Un investimento da 1,2 miliardi di euro, «un dono alla città», per usare le parole dei vertici dei due club. Ma il Comune può considerare questa proposta un dono? La risposta può attendere. Intanto l’amministrazione guarda con una certa preoccupazione alla demolizione dello stadio Meazza, un impianto che ogni anno gli procura un introito di quasi dieci milioni di euro, per la precisione 9.255.117 euro (tra affitto cash e lavori di riqualificazione a scomputo oneri) da Milan e Inter, che gestiscono l’impianto tramite la società M-I Stadio. L’abbattimento del vecchio stadio, dunque, può rappresentare un danno potenziale per Palazzo Marino, anche perché non è chiaro, almeno per ora, chi dovrebbe coprire i costi di demolizione. Nella Progetto di fattibilità tecnico economica, però, le due società calcistiche non propongono al Comune di acquistare l’area di San Siro ma chiedono «un diritto di superficie a 90 anni, da assegnarsi tramite gara pubblica, per i quali i club, in qualità di proponenti, avranno diritto di prelazione». La trattativa tra Comune e società, dunque, verterà soprattutto sul prezzo per cui il Comune è disposto a cedere il diritto di superficie. Una cifra che dovrebbe compensare i mancati introiti causati al Comune dalla demolizione del Meazza.

Un’altra incognita sono i tempi. Il numero uno rossonero Scaroni e l’amministratore delegato nerazzurro Alessandro Antonello puntano a inaugurare il nuovo stadio entro il 2023, un cronoprogramma considerato irrealistico, fin qui, da Sala e Maran. Non solo per motivi legati all’iter burocratico del progetto, sempre lunghi e complicati quando si tratta di opere su terreni pubblici, ma anche a causa degli impegni presi dall’Italia con il Comitato olimpico internazionale (Cio) per le Olimpiadi invernali del 2026: nel dossier infatti, il Meazza è indicato come l’impianto dove si svolgerà la cerimonia di apertura dei Giochi. Un impegno che Sala sembra intenzionato a rispettare, visto che sia nel giorno dell’assegnazione delle Olimpiadi a Milano-Cortina, sia nei giorni seguenti, ha continuato a ripetere che il vecchio San Siro nel 2026 sarà ancora in piedi.

Un impegno che potrebbe servire a Sala anche per prendere un po’ di tempo e non accelerare troppo l’iter di realizzazione di un progetto così delicato. Il sindaco, però, non può fare solo catenaccio, perché Milan e Inter, se l’iter progettuale andasse troppo per le lunghe, potrebbero abbandonare l’area di San Siro e puntare su un’altra, magari l’area ex Falck a Sesto San Giovanni.

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