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Bellissimi libri brutti: "Il trash è una cosa seria. Parla di noi senza filtri"

La passione per le pubblicazioni “diversamente belle“ spopola su Instagram. Francesco Roggero (in arte Auroro Borealo) e la pagina da 100mila follower. "Il titolo migliore? “Come fare l’amore senza farlo“ con prefazione di Tinto Brass".

Il brutto non è mai stato così bello. Così si potrebbe riassumere la filosofia del bresciano Francesco Roggero, in arte Auroro Borealo, che sui suoi profili social racconta la storia dei libri e dei dischi musicali diversamente belli. Roggero è una figura poliedrica: musicista, cantautore e da qualche tempo anche divulgatore. E la sua pagina è una vera e propria libreria consacrata all’assurdo e al trash: è possibile, infatti, sfogliare virtualmente il “Calisutra”, ovvero il Kamasutra di Franco Califano, oppure “Signori Miei”, il rarissimo libro di Wanna Marchi. Ma per Roggero raccontare il brutto è molto più di una mera trovata commerciale o un modo per strappare un sorriso: "questi libri e questi film sono uno strumento per leggere e comprendere il presente che abitiamo".

Roggero, lei è un cantautore, musicista e divulgatore social: come si definirebbe? "Diciamo che è sempre un po’ difficile parlare di sé, ognuno di noi è un contenitore di esperienze passate che ci hanno reso le persone che siamo oggi. Se dovessi provare a definirmi userei un’etichetta che mi è stata affibbiata poco tempo fa, ovvero quella di ‘molestatore culturale’".

Sui social racconta il brutto: com’è nata questa idea? "Io sono il Millennial per eccellenza: sono figlio degli anni Ottanta e in quel periodo la televisione, la musica e l’editoria pullulava di contenuti che mi piace definire ‘plasticosi’. Ai tempi il confine tra cultura alta e bassa era netto, quasi invalicabile. Avevo voglia di spostare il velo che celeva il significato intrinseco di tutte quelle produzioni ritenute ‘basse’. E pian piano, informandomi, ho preso consapevolezza di un aspetto che per molto tempo avevo sottovalutato: tutte quelle canzoni o tutti quei film sono una diapositiva lucida e spietata della nostra società, parlano di noi".

Quali sono i criteri per definire un prodotto ‘brutto’? "A mio avviso è l’emulazione fallita a generare il brutto: ovvero quando cerchiamo forzatamente di aderire ai modelli estetici del momento e involontariamente facciamo un buco nell’acqua".

Qual è il libro più brutto che ha tra gli scaffali di casa? "È sempre difficile eleggere il vincitore, ma così su due piedi direi ‘Come fare l’amore senza farlo’. Questo testo, scritto da Giuseppe Cirillo, spiega ai preti come avere rapporti sessuali senza praticare l’atto in maniera concreta. La prefazione di Tinto Brass e le illustrazioni che raffigurano Cirillo intento a baciare una suora rendono questo libro un gioiello per gli amanti del brutto".

E il disco? "Direi ‘Insonnia e stress’ di Giucas Casella. Questo Lp dovrebbe aiutare le persone a guarire dai disturbi del sonno. La base strumentale, però, è davvero notevole: l’ha prodotta Claudio Simonetti dei Goblin".

Perché dare spazio a ciò che è diversamente bello? "Perché questi prodotti parlano di noi senza filtri e fronzoli. Questi libri o queste canzoni sono capsule del tempo che catturano, senza mediazioni, lo spirito di un determinato momento storico".

In una sua canzone afferma: “Vedo brutto dappertutto e ognuno fa schifo come può”. Per lei fare schifo è un dovere morale o un atto liberatorio? "Le faccio una rivelazione: questa frase me la diceva sempre mio nonno quando ero bambino. Per me fare schifo significa stare a metà strada tra la velleità e la decadenza e questo è l’unico modo per raccontare e capire i tempi assurdi in cui viviamo".