
Il rendering prodotto da Milan e Inter nel 2022 che mostra il nuovo stadio a San Siro e il Meazza in buona parte demolito per lasciare spazio a negozi e verde pubblico
Milano – La lunga attesa. Prima mesi, poi giorni, infine ore. Il Piano economico-finanziario, inviato da Milan e Inter al Comune, era atteso ieri sera. L’invio tramite Pec preannunciato lunedì dal presidente rossonero Paolo Scaroni si è concretizzato dopo parecchie ore. Le ultime firme per rendere valida la documentazione hanno fatto slittare di qualche ora il via libera a quello che i club hanno denominato “Docfap”, cioè Documento delle alternative progettuali legate allo sviluppo dell’area di San Siro, un’area nel mirino delle due società calcistiche dal 2019, l’anno in cui hanno presentato il primo progetto di un nuovo stadio a San Siro e di rifunzionalizzazione del Meazza. Quasi cinque anni dopo, sembra arrivato il momento della verità.
Cosa c’è scritto nel documento di oltre 200 pagine? La maggior parte dei contenuti restano ancora top secret, ma trapelano alcuni dati relativi al progetto di trasformazione dell’area. Diavolo e Biscione puntano su un nuovo stadio da oltre 70mila posti. Per la precisione, a quanto si apprende, 71.500, di cui 13mila tra corporate e hospitality, posti per ricavi annualmente milionari. Un investimento complessivo di oltre un miliardo di euro, comprensivo, oltre che del nuovo impianto, dell’acquisto dell’area di San Siro e della rifunzionalizzazione dello stadio Meazza, che alla fine dovrebbe conservare una parte della Curva Sud e della tribuna arancione, quella più vicina all’ex Ippodromo del Trotto. Quattro anni di lavori, dal 2027 – dopo le Olimpiadi invernali Milano-Cortina del 2026 – al 2030.
Il “Docfap" contiene anche l’offerta economica dei club per acquisire il Meazza e il terreno, che l’Agenzia delle Entrate ha valutato in 197 milioni di euro. Un’offerta che ancora non è stata resa nota né da Milan e Inter né dal Comune. L’obiettivo di Palazzo Marino, in ogni caso, è arrivare alla cessione dell’area entro l’estate, in modo tale che l’annunciato vincolo sul secondo anello dell’attuale stadio – secondo anello che il prossimo autunno compirà 70 anni – possa essere di fatto attenuato in quanto non più impianto pubblico ma privato. E dunque il Meazza possa venire in parte demolito, come già spiegato dalla sovrintendente milanese Emanuela Carpani a Comune e club.
Il sindaco Giuseppe Sala ieri mattina, ancor prima dell’invio del documento dei club, spiegava dai microfoni di Radio 102.5 che, una volta che l’amministrazione comunale avrà analizzato il piano, procederà con le seguenti mosse: “La legge ci dice che noi, avendo l’offerta, dobbiamo fare comunque un bando pubblico, che avrà come presupposto che quell’area sarà dedicata al calcio. Il bando durerà circa 30-45 giorni e l’obiettivo è vendere lo stadio e le aree alle squadre per le vacanze estive”. L’arrivo dell’offerta, intanto, permette a Palazzo Marino di avviare una trattativa privata con le due società.
Quanto ai tempi di realizzazione del nuovo stadio e di rifunzionalizzazione del vecchio, Sala fa capire che i lavori partiranno dopo i Giochi del 2026, la cui cerimonia di inaugurazione è prevista per il 6 febbraio dell’anno prossimo proprio all’interno del Meazza. “Poi i club inizieranno a fare il nuovo stadio di fianco all’attuale (nell’area ora occupata dal Parco dei Capitani e dal parcheggio dell’impianto, ndr) – continua il sindaco –. Ci vorrà qualche anno e quando sarà pronto rigenereranno il vecchio San Siro, che secondo me è destinato a vivere come lo conosciamo fino al 2030”.
Il Milan, infine, non ha ancora accantonato il suo Piano B, cioè il progetto di realizzare il nuovo stadio a San Donato Milanese. L’area è già stata acquistata dalla società di Gerry Cardinale per 40 milioni di euro, ma il progetto resta congelato. In attesa di capire se il nuovo stadio rossonerazzurro a San Siro diventerà realtà oppure no.