
San Siro, un gruppo durante il sopralluogo
Milano - Una “strada condivisa” in via Harar, pedonale, collegata al futuro parco urbano. Poi il nuovo stadio tra le vie Tesio, Harar e il sottopasso Patroclo che verrù trasformato. Ancora, il comparto plurivalente che sorgerà in via Achille e via dei Piccolomini. Ieri è stato il momento di immaginare il progetto del nuovo stadio di Milan e Inter e tutto quello che attorno si modificherà, visitando fisicamente i luoghi in occasione del primo “sopralluogo partecipato“, parte del dibattito pubblico in corso. Davanti agli occhi, i rendering del piano (non ancora definitivo). Le esplorazioni in due turni, alle 11 e alle 17, hanno richiamato oltre cento cittadini divisi in gruppi che hanno potuto porre domande e presentare osservazioni ai referenti del Comune e della squadra di progettisti di Populos, con i “facilitatori“ del dibattito coordinato da Andrea Pillon. Molti scettici.
"Non c’è stata trasparenza fin dall’inizio: è un’operazione speculativa", il commento di Giuliana Filippazzi, dell’associazione Gruppo Verde San Siro. Tra le critiche, la vicinanza del futuro stadio alle case di via Tesio ("che si stanno già svalutando", ha sottolineato una residente), preoccupazioni su rumori e vibrazioni, su viabilità e sulla perdita del verde “profondo e filtrante“ esistente, quello del fazzoletto verde di 50mila metri quadri. Altri invece si sono espressi a favore del progetto, come Angelo Pizzarelli: "Adesso io sento rumori fino a casa mia, in via Aretusa, sia durante le partite e sia durante i concerti. Penso che il progetto nuovo potrà mitigare l’inquinamento acustico e anche portare valore al quartiere". Ma "noi siamo molto diffidenti – aggiunge Donatella De Col, del comitato Proteggiamo il Monte Stella –. L’impressione è che sia stato già tutto deciso. E poi perché abbattere il Meazza? Perché rinunciare alla nostra storia?".
Alle obiezioni hanno risposto progettisti e tecnici, spiegando che il verde occuperà 103mila metri quadri, di cui 51mila di “verde profondo“. Il resto saranno aree alberate, per l’uso sportivo e sulla copertura delle nuove strutture. Nel “comparto plurivalente“ ci saranno attività commerciali, spazi per il tempo libero e lo sport, in un complesso alto 18 metri (a metà del secondo anello). Parte fondamentale sarà il “podio“, una sorta di “gradone“ alla base della struttura con gli ingressi coperti lungo tutto il perimetro. Quanto alla mobilità, l’intenzione è definire un sistema di “indirizzamento“ verso le aree di sosta e di interscambio. Accanto al Meazza bis, la Torre uffici e il centro congressi. Il cronoprogramma? Durante la fase 1 (di 4 anni) si prevede il mantenimento del Meazza, la realizzazione del nuovo stadio, la demolizione e la ricostruzione del sottopasso di via Patroclo e la creazione della Torre-uffici e del Centro Congressi. Con la seconda fase (di 3 anni) ci saranno invece la demolizione del Meazza e il cantiere del centro commerciale e delle aree ad uso pubblico.
«Grazie ai cittadini – sottolinea l’assessora alla Partecipazione Gaia Romani – ci stiamo rendendo conto delle tante le cose che già oggi non funzionano, dal rumore alle vibrazioni alla viabilità. Quindi per noi è un’occasione per prenderci a cuore i problemi". Giuseppe Bonomi, advisor del Milan, ha sottolineato che "l’obiettivo del tour è duplice, il primo è mostrare l’area, di 280mila metri quadrati, e le condizioni in cui si trova quando non ci sono le partite. Credo che emerga necessiti di una riqualificazione. Secondo è l’ascolto". Mark Van Huuksloot, Chief operating officer Inter ha risposto sulla capienza del futuro stadio (ridotta rispetto all’attuale), facendo riferimento alla partita di domenica: "Avevamo il cosiddetto pienone, 75mila biglietti emessi. Le persone entrate sono state 62mila. Crediamo che la nostra stima di 60, 65mila posti sia il numero giusto. E lo stadio nuovo non diffonderà rumori all’esterno".